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Record di rigori dopo il lockdown

Fonte Corriere dello sport 13-07-2020

Tra i massimi campionati europei nessuno registra tanti rigori quanto la Serie A: 159 penalty in Italia fino ad oggi, con sei giornate da giocare (l’anno scorso la stagione si è chiusa a quota 122). Quasi il doppio della Bundesliga, fanalino di coda a quota 73. L’unica in tripla cifra con il campionato italiano è quello spagnolo (la Liga con 145).

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Pollersbeck, oltre il ruolo del portiere

Fino al Campionato Mondiale di calcio del 1990,  il portiere era solito agguantare il pallone con le mani dopo un passaggio del compagno con la finalità di annullare la pressione dell’avversario. Tutto cambia quando, nel 1992, la FIFA definisce una nuova regola, impedisce al portiere di prendere con le mani il pallone ricevuto da un retropassaggio se effettuato di piede. Per molti fu un duro colpo, tanto è vero che il difensore batteva rimesse dal fondo al posto del portiere, ragion per cui, nel 1994, il Mondiale Americano, stabilisce il confine tra l’interpretazione classica e contemporanea sull’ultimo difensore*. In tempi brevi, giocare con i piedi diviene una condizione necessaria. A tal proposito vengono introdotti via via nuovi mezzi di allenamento, non tarderanno di conseguenza cambiamenti anche nei campi tecnico, tattico e psicologico, frutto di filosofie di gioco già attivate in altre squadre. E’ l’alba del portiere moderno, primo attaccante e capace con i piedi anche sotto pressione durante manovre organizzate. Un nuovo modo di giocare, senza dubbio più completo ma altrettanto più complesso.

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Il calcio mi ha fatto dare i numeri

di Luigi Bolognini (il Venerdì di Repubblica 04-01-2019)

Lavorava alla Coca Cola, poi Marco D’avanzo ha mollato tutto per amore delle statistiche, mettendo in ordine gol, dati e tabelloni di 90 mila partite. Una pazzia? No, un lavoro. Da n.1.

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La lezione del Belgio: Bimbi liberi sì, classifiche no. Così si vola

di Alex Frosio (Gazzetta dello sport 1/11/2018)

Il direttore tecnico dei diavoli rossi Van Der Haegen spiega come sono passati dal flop del 2000 al bronzo in Russia.

Eden Hazard. Kevin De Bruyne. Dries Mertens. Romelu Lukaku. E poi Carrasco, Meunier, Chadli, Courtois, Praet, Witsel, Batshuayi, il più giovane Tielemans. L’elenco potrebbe proseguire a lungo. Sono tutti i talenti del Belgio, che al Mondiale 2018 in Russia ha ottenuto il miglior piazzamento della sua storia. E che occupa il primo posto nel ranking Fifa, posizione raggiunta per la prima volta nel 2015. Nel 2007, il Belgio era alla posizione numero 71, la peggiore della sua storia. Il punto di non ritorno, per il calcio belga, era arrivato 7 anni prima, all’Europeo organizzato in casa in collaborazione con l’Olanda: i Diavoli Rossi – che proprio diavoli non erano – non superarono nemmeno la fase a gruppi. La federcalcio belga, in collaborazione con il governo, capì che bisognava fare qualcosa. E non è che improvvisamente le donne si siano messe a sfornare talenti destinati al calcio. No: dietro c’è una filosofia di lavoro che nel giro di una generazione ha dato frutti aurei. In un recente podcast dal titolo «Way of Champions», il direttore del settore tecnico della federcalcio belga Kris Van der Haegen l’ha spiegata punto per punto. L’applicazione pratica collima per molti versi con altri esempi – l’Olanda, la Francia, la Germania, per certi versi anche l’Italia – ma sono soprattutto i princìpi ispiratori a colpire. E a spiegare perché siano cresciuti – più che nati – giocatori come Hazard o De Bruyne.

COME IN STRADA. Uno dei punti principali è il giovane calciatore. E’ lui il protagonista, non la squadra o l’allenatore. Con i piccoli bisogna fare ciò che piace a loro, capirne le caratteristiche e adattare il contesto. Da qui, il principio successivo: «I bambini vogliono giocare a modo loro, non come adulti – ha spiegato Van der Haegen – Se metti un bambino su una bici da adulto, ti danno del matto. Ma è ciò che succede di solito nel calcio: gli si chiede di giocare 11 contro 11, ma non ne sono capaci». Quindi quasi solo partitine uno contro uno e con il portiere. Come in strada. Con campi vicini. Due tempi di tre minuti: chi vince va a destra, chi perde a sinistra. Così prima o poi tutti trovano avversari del proprio livello e si divertono ancora di più. Partite a 11 solo dall’Under 14.

EDUCAZIONE E LIBERTÀ. Alla base c’è anche il governo fiammingo, con l’introduzione di un’educazione motoria a scuola che permette di provare vari sport e «rimandare» la scelta definitiva. E chi poi sceglie il calcio deve divertirsi. Dunque, altro principio: libertà al calciatore. Di nuovo, come nel calcio di strada. L’allenatore osserva e guida, ma non dice mai «fai questo, fai quello»: così si coltivano giocatori creativi. Sempre contro degli avversari, mai nei «famigerati» 11 contro 0. Perché il calcio è uno sport in cui vanno prese decisioni, e il giovane calciatore deve imparare a prendere in autonomia quelle decisioni.

NIENTE CLASSIFICHE. Un altro punto chiave, difficilissimo da spiegare agli italiani (allenatori, dirigenti, genitori) è «vincere non conta». Non ci sono classifiche fino all’Under 14. Senza l’assillo del risultato, giocano tutti, anche perché in Belgio (ma anche in Italia) tutti i giocatori di una squadra devono entrare in campo. E poi grande attenzione ai «ritardatari», cioè chi sviluppa tardi il proprio talento: Lukaku a 12 anni era un bestione coi piedi quadrati, De Bruyne è entrato nelle nazionali giovanili solo a partire dall’Under 18. Quindi se necessario, spostare i meno dotati con quelli di un anno più piccoli, in un contesto meno impegnativo, dove magari il loro talento può uscire. Euro 2000 fu un punto di svolta anche per la Germania, il 1994 lo fu per la Francia. Se il flop dell’Italia in Sud Africa nel 2010 fosse stato «letto» meglio, forse ci saremmo risparmiati il 2014 e ancora di più la disastrosa esclusione del 2018. Che dite, non è ora di svegliarsi dall’incubo?

I PRINCIPI DI LAVORO

1.Il calciatore al centro. Protagonista è il calciatore, non l’allenatore o la squadra. A lui si adatta il contesto

2. Mini-partitine. Niente calcio a 11, ma uno contro uno più i portieri: tanti tocchi, tanti gol, divertimento

3. Educazione motoria. I ragazzini imparano le funzioni motorie basiche e provano tutti gli sport

4. Libertà. L’allenatore non ordina ma lascia libertà: così si sviluppa la creatività in campo

5. Giocare, giocare, giocare. Sempre giocare simulazioni della partita: così si impara a prendere decisioni

6. Vincere non conta. Fino all’Under 14 non ci sono classifiche. Senza l’assillo del risultato, tutti possono giocare

7. I ritardatari. C’è chi sviluppa più tardi il talento: se serve, che giochi con quelli di età inferiore

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Sono finiti i miracoli portieri e papere la galleria degli orrori

Emanuele Gamba. Il caso: Poche grandi parate e tanti svarioni: anche così si spiega il Mondiale senza 0-0. Un ruolo in crisi, 4 anni dopo un’edizione che fece scoprire nuovi campioni

Papere parecchie, paratone poche: non è un Mondiale per portieri, se non abbiamo ancora visto neanche uno 0-0 un poco dipende dal fatto che non ci sono stati degli estremi difensori, come si diceva una volta, immacolati. Continua a leggere Sono finiti i miracoli portieri e papere la galleria degli orrori

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Allenamento del portiere, dall’attività di base all’alta specializzazione

CAMPI IN GOMMA RICICLATA PER I NUMERI 1 DEL CALCIO

Sul campo in erba sintetica con gomma riciclata del Centro Sportivo Bernardini di Roma Capitale uno stage formativo per allenatori dei portieri e giovani portieri, promosso da Ecopneus, UISP e con l’organizzazione del blog ilnumero1.it, condotto da Claudio Filippi, allenatore dei portieri Juventus FC, e Marco Garofalo, allenatore dei portieri del settore giovanile SS Lazio.

 Sabato 9 giugno, ore 9,30 – Centro Sportivo Fulvio Bernardini

Via dell’Acqua Marcia 51, Roma

Sport e ambiente si incontrano sul campo in erba sintetica di ultima generazione realizzato grazie alla gomma riciclata dei Pneumatici Fuori Uso-PFU del Centro Sportivo Bernardini di Roma.

Una tecnologia che risponde ai massimi standard UEFA, FIFA e Lega Nazionale Dilettanti (che sovraintende in Italia alla realizzazione di tutti i campi da calcio) e che consente prestazioni tecniche del tutto analoghe ai migliori campi in erba naturale, con anche dei vantaggi dal punto di vista gestionale ed economico (per la cura del manto verde, i trattamenti fitosanitari, il consumo di acqua per innaffiare).

Performance ai massimi livelli che hanno portato uno dei migliori preparatori dei portieri del panorama calcistico europeo, Claudio Filippi, allenatore dei portieri della prima squadra della Juventus FC e responsabile dell’Area Portieri Juventus, Marco Garofalo, allenatore dei portieri del settore giovanile SS Lazio, a scegliere il campo con gomma riciclata del Bernardini per ospitare sabato 9 giugno il corso formativo “Allenamento del portiere: dall’attività di base all’alta specializzazione”.

Il corso è organizzato da ilnumero1.it, blog specializzato sul mondo dei portieri di calcio, da Ecopneus il principale responsabile della gestione dei PFU in Italia e da UISP-Unione Italiana Sport Per tutti, per rimarcare come lo sport possa e debba svolgere anche un ruolo sociale, facendosi veicolo di messaggi positivi come la sostenibilità e l’attenzione alle tematiche del riciclo, specialmente verso le giovani generazioni.

Il corso coniuga l’innovazione nelle metodologie di allenamento dei portieri con l’innovazione tecnologica di un campo in erba sintetica di ultima generazione con intaso in gomma riciclataha dichiarato Claudio Filippi. “Campi di questa qualità sono adesso utilizzati anche nei centri sportivi di club importanti, tra cui squadre di serie A come il Bologna, l’Atalanta e la Juventus, dato che la prestazione che si ha durante l’allenamento è molto simile a quella che si ha sull’erba naturale”.

I ragazzi e gli allenatori che parteciperanno al corso affronteranno lezioni in aula e poi una sessione di esercitazioni in campo insieme ai tecnici Marco Garofalo, Francesco Cioffarellie Vincenzo Saccoccio della SS Lazio, sotto la supervisione di Filippi. Il campo sarà suddiviso in 3 stazioni, con un tecnico di riferimento in ognuna e ogni stazione avrà una proposta di allenamento diversa dalle altre; ogni 30 minuti i giovani portieri ruoteranno in modo tale da poter svolgere tutte le esercitazioni previste.

Parate, rilanci, rinvii, prese, uscite, sono infatti i gesti tecnici alla base del ruolo del portiere. Ma il calcio moderno ha portato ad un’evoluzione nella tecnica e nel ruolo dell’estremo difensore, chiamato ad esempio a partecipare sempre di più anche alla fase di impostazione offensiva della squadra. Per questo è necessaria una formazione costante, sin da giovani: non solo allenamento tecnico ma una preparazione che riesca a simulare il più possibili le reali dinamiche di gioco.

Poterlo fare su un campo di ultima generazione con gomma riciclata è un valore aggiunto per i ragazzi, per il mondo dello sport e per l’ambiente.

Il programma della giornata a questa pagina: leggi

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L’allenamento del portiere nel calcio italiano: le foto del seminario

Sono disponibili le foto scattate durante il seminario del 5 Giugno 2017 presso il centro tecnico “N.Galli” del Bologna Fc 1909.

Cogliamo l’occasione per ringraziare tutti i partecipanti, i relatori il nostro ospite Luca Marchegiani, i nostri partner Calzetti&Mariucci editore, AIR-Body, Fabrizio Capodici con i suoi guanti Capox, l’editoriale sport Italia, Massimo Ferrari con il suo The Gunner, Mario Quaglieri con il suo Ball Playning, le società di calcio Juventus FC, AC Chievo Verona e il Bologna Fc 1909, e al contributo di Ecopneus, società senza scopo di lucro tra i principali responsabili della gestione dei Pneumatici Fuori Uso in Italia. Una tecnologia ai massimi standard internazionali, approvata da FIFA, UEFA e omologata periodicamente in Italia dalla LND, la Lega Nazionale Dilettanti, che sovrintende alle omologazioni dei campi da calcio nel nostro Paese.