Durante l’International goalkeeper congress, sono emersi parecchi dubbi soprattutto sui giovani portieri. Ci sarebbe molto da dire sulla scuola calcio e sul ruolo del portiere nella scuola calcio, non basterebbe un articolo di giornale o l’articolo su un blog. Viviamo ancora oggi con una cultura troppo lontana da quello che dovrebbe essere effettivamente la scuola calcio, figuriamoci di cosa è il portiere nella scuola calcio. Durante il congresso si sono spese ottime parole sui bambini e sui giovani, il problema è che rimangono solo parole. Anche in Germania il problema è visibile ad occhi nudi, allenare un bambino tra i 6-12 anni con un pallone n.5 e sentirsi dire che “devono abituarsi fin da piccoli ad usare il pallone dei grandi” non ha nessun senso. Troppo spesso si fa confusione su cosa di deve allenare un piccolo portiere e su cosa deve fare un giovane e infine un adulto, sono tre step differenti, invece noi facciamo fatica a capire che una cosa è il calcio dei piccoli, un’altra è quella dei grandi. E’ un pò, come dire, esiste il calcio che esprime la Reggina, il Bologna e poi c’è quello che esprime il Manchester, il Chelsea o il Barcelona. Tutto si limita agli obiettivi che si devono perseguire, la salvezza o la champions? La tecnica o la resistenza, la forze, un addome scolpito?
La tecnica, tutti conoscono questa parola, ma in pochi conoscono il suo significato (alcuni la definiscono un arte), oggi la ricerca nello sviluppo della tecnica si è fermata anni fà, quando le nuove generazioni hanno smesso di scendere in cortile o negli oratori per giocare. E’ forse compito dell’allenatore dei portieri ricreare quelle situazioni, quei momenti, o fare gli addominali?
Buon commento a tutti!!