In una lunga intervista sulle pagine del corriere dello sport, Zenga analizza l’involuzione di Gianluigi Donnarumma, esplora il panorama dei portieri italiani all’estero e offre riflessioni sulla costruzione del gioco e l’importanza dell’adattamento.
“Nell’ultimo periodo ha avuto la sfortuna di imbattersi in due o tre situazioni negative, non mi sembra sia al massimo della forma, ma credo si tratti di un ragazzo capace di catalogare gli errori e metterli da parte“. Così Walter Zenga sulle pagine del corriere dello sport. L’ex giocatore dell’inter inizia l’intervista affrontando l’involuzione di Gigio, riconoscendo le difficoltà incontrate dal giovane portiere nelle recenti partite aggiungendo che “non so chi sia il preparatore dei portieri del Psg, in estate hanno perso Spinelli, preso dall’Inter. I sistemi possono cambiare. Noi abbiamo tre portieri italiani all’estero. Vicario in Premier e Brignoli in Grecia con il Panathinaikos stanno facendo bene e hanno preparatori stranieri. La mia è solo una supposizione. Da tecnico devo guardare l’aspetto degli allenamenti. Poi bisogna saper gestire i momenti. Vedo finire nella centrifuga i portieri per qualsiasi motivo. Mi sorprendono le critiche ricevute da Meret dopo la partita con l’Inter. Ho letto tanti 5 in pagella, per cosa? Mah… Ho visto un’uscita su Lautaro con la faccia e le mani avanti che pochi portieri sanno fare“.
Donnarumma e le sfide attuali.
L’allenatore torna ad analizzare il portiere della nazionale e del PSG, sottolineando la capacità di imparare dagli errori, una caratteristica cruciale per un portiere di alto livello. “Per un portiere, che si parli di Serie B o di Nazionale, vale un solo ragionamento: farsi scivolare l’errore, serve la personalità per andare oltre la prestazione negativa, o anche positiva, lavorando. Se poi Luis Enrique dimostra o non manifesta fiducia nei suoi confronti, non lo so e non mi posso esprimere… Penso a Buffon, eletto cinque volte miglior portiere del mondo, sono passati 14 anni tra la prima e l’ultima volta. Avrà avuto voglia di allenarsi, continuare a migliorare e limare i difetti o no? Penso di sì, ecco il segreto per ottenere risultati. Ha quasi 25 anni e 60 presenze in Nazionale, lo so perché mi ha appena superato. Con Milan e Psg, comprese le coppe, siamo a circa 340. In dodici anni di Inter io ne ho totalizzate 473. Era un altro calcio, ma non mi sembra poco per la sua età, ha già accumulato un’esperienza formidabile“.
Il dibattito sulla costruzione dal basso
La riflessione di Zenga sulla costruzione del gioco dal basso solleva interrogativi fondamentali sulle filosofie di gioco. Citando esperienze passate con portieri come Viviano, Zenga evidenzia la varietà di approcci validi per ottenere risultati positivi. Il giornalista si sofferma sul fatto che “ora per un portiere conta saper giocare la palla con i piedi e lui non eccelle nella specialità“. Zenga, risponde da allenatore: “Va bene, ma non possiamo pretendere sia da 10 per ogni caratteristica. Se hai delle difficoltà o ti pressano, giochi l’appoggio facile o calci la palla lunga. Non è difficile e lo sa fare. Alla Samp avevo Viviano, che usa il sinistro come un centrocampista. Ho avuto altri portieri che non erano bravissimi con i piedi. Il fine è il risultato e ci sono tanti modi per ottenerlo. Ogni allenatore deve avere la capacità di sfruttare i giocatori e metterli nelle condizioni migliori. E gioco cosa significa? L’Inter, rispetto all’anno scorso, ha stravolto la spina dorsale cambiando il portiere, il difensore centrale, il regista e il centravanti. Non ci sono più Onana, Skriniar, Brozovic e Lukaku. A Napoli ha vinto con Carlos Augusto e Darmian nella difesa a tre. È la bravura dell’allenatore. Leggevo, pochi giorni fa, un’intervista di Ancelotti e diceva: “Se davanti ho giocatori in grado di inventare, perché li dovrei ingabbiare. Luis Enrique giustamente segue il suo credo, se ne sbatte se uno può avere più o meno i piedi buoni, applica i suoi principi. Poi ci sono gli allenamenti e le interpretazioni sul campo. Come dicevo, se sei in difficoltà spari via il pallone. Da giocatore, nell’ultima stagione all’Inter sono passato attraverso il cambio della regola. Non si poteva più prendere la palla con le mani sul retropassaggio. Prima partita a Livorno, me la ricordo come fosse oggi. Ho fatto il figo e ho provato a dribblare, un attaccante di nome Bagnoli mi tolse il pallone e segnò a porta vuota… Sul secondo passaggio all’indietro, tirai una roncolata dall’altra parte del campo… Oggi l’allenamento di un portiere va anche in questa direzione. Non si diventa Modric, ma qualcosa di meglio si può combinare“.
Donnarumma tra pressioni e aspettative.
Zenga affronta il delicato equilibrio tra pressioni e aspettative su Donnarumma. Riconosce le sfide che il giovane portiere deve affrontare, sottolineando l’importanza della personalità nel superare prestazioni negative o positive. “Donnarumma è abituato alle pressioni, sa superarle. Ha i controcoglioni, se mi passate il termine. A San Siro è stato sommerso dai fischi e non ha reagito. Poi cosa succederà da qui a giugno non lo so. Abbiamo tanti bravi portieri. Penso a Provedel, che sa anche segnare, a Di Gregorio, a Falcone, a Turati, a Caprile. Direi anche Perin e Carnesecchi, ma non stanno giocando». Spalletti, dove pesca, tira su bene. La preoccupazione nasce dal fatto che in B i giovani di prospettiva sono tre o quattro. Dico Gagno, Fulignati, Pizzignacco. Desplanches fa panchina a Palermo. Sui miei profili social pubblico ogni settimana le dieci migliori parate della Serie D. I talenti esistono, basta andarli a cercare. Quel campionato va studiato: Boloca e Messias, che vidi arrivare al Crotone, giocavano in D“.
La prospettiva su portieri italiani
Infine, l’ex portiere dell’Inter fornisce un’analisi dettagliata sui portieri italiani che giocano all’estero, con particolare attenzione a Vicario e Brignoli. “Tutti ora parlano di Vicario, lo reputo uno dei miei figli e lo considero un grandissimo portiere, l’ho fatto diventare titolare a Venezia, ha due anni di più e non ha ancora giocato in Europa, ma ha iniziato da poco in Premier, un campionato tosto. Vicario, vive per il calcio, a Venezia lavorava per migliorarsi. La mentalità lo ha portato verso i grandi palcoscenici, lo vedo così anche oggi nelle interviste, nei messaggi che mi scrive. Stessa attenzione di allora. La Premier non lo ha cambiato. Continuerà a crescere, farà esperienza. Meret e Provedel hanno già giocato in Champions, non è un aspetto da sottovalutare. Qualsiasi cosa dovesse capitare, l’uno o l’altro non cambia. Del portiere del Napoli mi piace il modo di essere glaciale, distaccato. Non significa mancanza di personalità. Provedel si è rivelato un po’ come Thuram all’Inter che pensava di aver preso la riserva di Lukaku… Ivan era arrivato per fare il secondo e invece ha dimostrato quanto vale. Lo conosco dai tempi di Empoli, è migliorato anno dopo anno. I tre o quattro portieri della Nazionale sono questi, non penso ci possano essere cambiamenti». Di Gregorio è in testa alle statistiche della Serie A. “È più istintivo, esplosivo, come ha dimostrato parando la seconda volta dopo il rigore sbagliato da Vlahovic. Falcone è impostato, fa parate che sembrano facili ma non lo sono“.
Fonte Corriere dello sport