Un estratto dell’interessante relazione al master “prime squadre” dell’allenatore dei portieri della Juventus, Claudio Filippi. Il tecnico bianconero ha illustrato il perché dell’impostazione da dietro, l’evoluzione del ruolo e il training del portiere moderno. L’articolo è stato pubblicato su il nuovo calcio nel mese di Gennaio 2023.
Continua a leggere Claudio Filippi: il ruolo del portiere come primo costruttoreTag: costruzione dal basso
La costruzione del gioco: “L’evoluzione del portiere tra mode, principi e tradizione”
di Stefano Baroncini e Daniele Borri
La gestione del pallone con i piedi per il portiere ha sempre rappresentato e tuttora rappresenta, una specifica del ruolo in continua evoluzione. Il primo grande cambiamento risale al 1992 con l’introduzione della regola che, su di un retropassaggio effettuato con il piede da parte di un compagno, nega al portiere la possibilità di impossessarsi del pallone con le mani. Da quel momento, tutto è cambiato.
Luca Marchegiani, spiega senza particolari giri di parole, quanto questa novità regolamentare ha rappresentato un vero e proprio shock per i portieri del tempo: “Per me è stato drammatico! Non ho mai avuto la giusta attitudine al gioco con i piedi. Nella mia vita, è stata la prima volta che ho calciato una rimessa dal fondo.” È evidente come la prestazione dei numeri uno e di conseguenza anche le proposte di allenamento si modificarono per far fronte a questo grande cambiamento.
Continua a leggere La costruzione del gioco: “L’evoluzione del portiere tra mode, principi e tradizione”Pollersbeck, oltre il ruolo del portiere
Fino al Campionato Mondiale di calcio del 1990, il portiere era solito agguantare il pallone con le mani dopo un passaggio del compagno con la finalità di annullare la pressione dell’avversario. Tutto cambia quando, nel 1992, la FIFA definisce una nuova regola, impedisce al portiere di prendere con le mani il pallone ricevuto da un retropassaggio se effettuato di piede. Per molti fu un duro colpo, tanto è vero che il difensore batteva rimesse dal fondo al posto del portiere, ragion per cui, nel 1994, il Mondiale Americano, stabilisce il confine tra l’interpretazione classica e contemporanea sull’ultimo difensore*. In tempi brevi, giocare con i piedi diviene una condizione necessaria. A tal proposito vengono introdotti via via nuovi mezzi di allenamento, non tarderanno di conseguenza cambiamenti anche nei campi tecnico, tattico e psicologico, frutto di filosofie di gioco già attivate in altre squadre. E’ l’alba del portiere moderno, primo attaccante e capace con i piedi anche sotto pressione durante manovre organizzate. Un nuovo modo di giocare, senza dubbio più completo ma altrettanto più complesso.
Continua a leggere Pollersbeck, oltre il ruolo del portierePortieri dai piedi buoni
di Claudio Filippi e Daniele Borri
Nel calcio moderno il numeri uno devono gestire, quasi alla stregua di un giocatore di campo, il pallone con i piedi. Uno studio relativo alla Champions league 2012-2013 e le esercitazioni per migliorare.
Il portiere: gioco con i piedi sotto pressione
di Claudio Filippi e Luca Squinzani
Quando si dice “un lavoro fatto con i piedi”. Ormai è appurato che con la continua evoluzione del gioco, il portiere abbia dovuto ampliare le sue competenze: pur rimanendo prioritaria la sua mansione di guardiano della porta, è sempre più parte integrante nella costruzione del gioco dal basso da parte di molte squadre, in particolare di chi vuol praticare un calcio, sì equilibrato, ma offensivo. Interessante è quindi capire cosa succeda in partita, in quale modo gli venga richiesto di gestire la palla e come durante le sedute di allenamento si possa pensare di creare esercitazioni funzionali, che andranno poi integrate attraverso il lavoro con la squadra-di reparto. Continua a leggere Il portiere: gioco con i piedi sotto pressione