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Rigore, rosso, squalifica: il triste destino dei portieri

La regola: il regolamento prevede che il portiere sia espulso qualora, nel commettere un fallo, annulli una chiara occasione da rete. E’ prevista la sola ammonizione invece, qualora disinteressandosi del pallone commetta fallo su un avversario che non ha una chiara occasione da rete. E’ prevista l’espulsione anche qualora tocchi intenzionalmente il pallone con le mani fuori dall’area di rigore, annullando un’evidente opportunità di segnare una rete; e anche nel caso in cui tenti di colpire un avversario lanciandogli contro il pallone.

rigore leali

 

La redazione riporta per intero, l’articolo redatto da Angelo Caronetuno comparso sul quotidiano “La Repubblica” in data 28-10-2014.

Com’era bella la vita quando uscivi di pugno, prendere la palla, travolgerebbe gli avversari, nella mischia saltava un dente a qualcuno, e di soprannome facevi magari kamikaze. Il portiere, diamine, il regolamento prevedeva la carica ai tuoi danni, solenne come un peccato mortale. Esisteva un mondo perfetto che riconosceva la diversità del numero uno, la sua eccezionalità, i portieri erano nelle poesie di Saba. Dei matti si diceva dovessero essere, estroversi anche se ce ne erano di tristissimi. Fino al giorno in cui il calcio ha cominciato a erodere differenze e immunità. Via (o quasi) la carica, via la possibilità di raccogliere con le mani il passaggio all’indietro di un compagno, e con un taglio dietro l’altro succede che al posto del kamikaze una domenica pomeriggio ti ritrovi Nicola Leali. Ha fama di essere un ragazzo prodigio. Un candidato dopo Buffon. La Juventus lo ha comprato due anni fa dal Brescia per 4 milioni e lo ha mandato in prestito prima Lanciano, poi allo Spezia, adesso al Cesena. Il ragazzino si trova Palacio davanti, lascia i pali e si lancia, tocca il pallone non avendo ancora scoperto la formula per smaterializzarsi incappa nel corpo dell’argentino al quale non pare vero di cadere, considerando che il pallone stava cominciando un viaggio verso la periferia dell’area. In momenti come questi che anni di privilegi di una categoria vengono azzerati. Kamikaze cosa? Questo è rigore. Non solo. Il povero Nicola si prende il rosso e finisce dentro la mossa della cosiddetta “tripla sanzione”, dove la terza è la squalifica arrivata ieri.

Non proprio un buffetto, tre giornate, perché uscendo dal campo a Leali sono partite “espressioni ingiuriose”. Contro l’arbitro la vita amara e il cinico destino. La beffa povero Leali, e che l’attività del castigo (rigore, espulsione, squalifica) e impopolari assai. Non piace al presidente Uefa Platini, che trova la regola “stupida ed eccessiva”. Non piace a presidente degli arditi italiani Nicchi: “assurda”. Non piace al disegnatore europeo Collina “va eliminata”. Non piace a nessuno, però esiste e resiste. Un tempo per cacciare un portiere doveva essere successo il finimondo. Il primo in serie A fu Nicolino Latella, un ligure che giocava Padova. 8 giugno 1930, la Triestina fa goal dopo un rigore ripetuto tre volte. Latella in una mischia viene colpito da Rodolfo Ostromann attaccante di Pola, e reagisce come se fosse Primo Carnera. A cazzotti. Si ricorda pure un Borussia-Torino di coppa campioni (1976), fuori Castellini che avevo fatto saltare in aria De Haye, la squadra rimase in otto, in porta finì Graziani. E dopo i noiosissimi mondiali del 90 che la FIFA ribatte il mondo: protezione per gli attaccanti, i portieri si arrangiano, vogliono i goal. Pagliuca pagò a Usa ’94. Sacchi mise Marchegiani al posto di Baggio e quello uscì mormorando “è matto”. Da allora è andata sempre peggio per la gioia dei numeri 12, che un tempo non vedevano mai il campo: Igor portiere dell’Operaio, serie D brasiliana, vide il rosso per aver calciato con rabbia il pallone nel settore da cui arrivavano insulti razzisti. Joe Nasco, dei Colorado Rapids, fu espulso dopo 30 secondi. Peggio ancora in Honduras, dove al portiere del Marathon fu fatale una palpatina sul sedere del centravanti avversario per allontanarlo. Se lo sapesse Umberto Saba.

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