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Il portiere: gioco con i piedi sotto pressione

di Claudio Filippi e Luca Squinzani

Quando si dice “un lavoro fatto con i piedi”. Ormai è appurato che con la continua evoluzione del gioco, il portiere abbia dovuto ampliare le sue competenze: pur rimanendo prioritaria la sua mansione di guardiano della porta, è sempre più parte integrante nella costruzione del gioco dal basso da parte di molte squadre, in particolare di chi vuol praticare un calcio, sì equilibrato, ma offensivo. Interessante è quindi capire cosa succeda in partita, in quale modo gli venga richiesto di gestire la palla e come durante le sedute di allenamento si possa pensare di creare esercitazioni funzionali, che andranno poi integrate attraverso il lavoro con la squadra-di reparto. Continua a leggere Il portiere: gioco con i piedi sotto pressione

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Squadre di B, riserva di ricchezza

La Redazione pubblica l’articolo redatto da Stefano Saladin per il giornale Tuttosport in data 5-7-2016. A distanza di pochi giorni dall’eliminazione dagli Euro2016 ai calci di rigore contro la Germania, il giornalista fa un’attenta analisi sull’importanza delle seconde squadre nelle altre nazioni. Questa riforma, oltre ad essere una vera rivoluzione per il calcio italiano, sembrerebbe fatta su misura per i portieri giovani e bravi, che ne trarrebbero grande vantaggio a differenza (forse) di quanto accade nei campionati dilettanti e di Lega Pro.

Istituite da tempo in Francia, Germania e Portogallo. In Italia se ne parla da tempo…
La differenza si vede prima di tutto nel ricambio generazionale: le altre nazionali presenti a Euro 2016 erano quasi tutte più giovani di noi.

di Stefano Salandin

Il tifo, l’amor patrio, la condivisione di di sentimenti è tutto il cumulo di emozioni che si porta appresso una partita della nazionale, tanto più in un torneo come l’europeo ho il mondiale, rischiano spesso di far perdere di vista la realtà delle cose a vantaggio delle emozioni e dell’irrazionalità del momento. Così, c’è chi sostiene che l’Italia calcistica abbia tracciato una linea di futuro, lasciando un’eredità con le prestazioni “scientificamente ardite” messe in Francia. Purtroppo non è così. Non lo è principalmente in considerazione dell’età media della nostra nazionale, la terzultima tra le 24 squadre che hanno partecipato alla fase finale, ma non lo è anche, e soprattutto, perché l’intero movimento non è sorretto da una (sufficiente) forza riformatrice da parte della federazione. Troppo blande le nuove norme su tesseramento degli extracomunitari e sull’introduzione dei “giovani di serie” (quelli formati nei vivai) che hanno pochi grossi (Pandev e Icardi, per dire, sono formati ma non arruolabili in azzurro) e che soprattutto sono monche se non seguite da altre modifiche. Prima fra tutte, l’istituzione delle seconde squadre. Francia, Germania e Portogallo (del Galles trattiamo a parte), per esempio, le hanno istituite da tempo.

Come funziona
Qui in Francia le “squadre B” non prevedono limiti di età, ma devono mantenere almeno due categorie di differenza rispetto alla prima squadra. I costi di gestione sono estremamente bassi, essendo inserite in un sistema semiprofessionistico (tra i 500 mila e i 2 milioni di euro l’anno) e permettono anche il passaggio costante dei giocatori tra la prima e la seconda squadra. I benefici per i club-madre e la nazionale dipendono molte dalle strategie: il Psg multimilionario ne ha comunque tre (Rabiot, Maignan e Ongneda), il Lione e quello che pesca di più: Lacazette, Untiti (titolare contro l’Islanda e venduto al Barcellona facendo fruttare una plusvalenza pazzesca al club), Lopes e molti altri. In nazionale, oltre a lui, c’è anche Digne e in Brasile tra i convocati pure Ruffier, Cabella e Varanne. Il Portogallo assomiglia molto alla Francia con la differenza che la squadra riserve può arrivare fino in serie B. Dopo la loro istituzione, il Portogallo ha esaltato la sua caratteristica di nazione esportatrice di talenti e la nazionale, dopo un lungo periodo di oblio, è tornata a disputare le ultime quattro manifestazioni mondiali e le ultime cinque europee. La Germania, infine, è l’esempio più scintillante virtuoso. La riforma è stata avviata dopo il disastro all’europeo del 2000 (eliminata ai gironi) e dopo che nei quattro anni precedenti – guarda un pò – aveva cambiato più CT che in tutta la storia della federazione alla vana ricerca di un salvifico taumaturgo. Le basi furono i nuovi stadi e le accademy: per iscriversi alla Bundesliga, ogni club deve avere un settore giovanile che risponda a determinati requisiti tecnici federali e abbia adeguati budget. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un mondiale vinto e mai meno di una semifinale negli ultimi 10 anni. E praticamente tutti i giocatori della nazionale arrivano dalle seconde squadre (limite massimo la terza serie e niente coppa di Germania) a cui vengono girati i giovani delle accademy in attesa che siano pronti per il grande salto in Bundesliga. Ma attenzione: anche la Spagna campione in Sudafrica aveva 21 giocatori su 23 provenienti dalle seconde squadre (e il rinnovamento è pronto) e la stessa Inghilterra, la nazionale con l’età media più bassa dell’europeo, ha avviato una importante riforma nel 2012. Virtuoso anche il percorso avviato dal Belgio, i cui talenti sono stati penalizzati in Francia dalla disastrosa guida tecnica di Marc Wilmots.

“Era conte l’unico valore aggiunto dell’Italia. In Francia sono rimaste in gara quattro nazionali a contendersi il titolo di campione d’Europa. Tre di queste sono emanazione di federazioni che hanno istituito le “seconde squadre” nell’ordinamento calcistico mentre una, il Galles, è una anomalia che comunque ha avviato un rinnovamento di rapporti con le società sulla falsariga di quello che Conte avrebbe inteso portare avanti con i nostri club. L’Italia che tornata a casa, invece, non ha né le seconde squadre nè nuovi rapporti, bensì “solo” un’anomalia: Conte. Che in futuro non ci sarà più”.

Il taumaturgo
Già, la controprova non esiste, ma cosa avrebbero combinato squadre giovani e di talento, come appunto, Belgio e Inghilterra se fossero state affidate a Conte? O allo stesso Prandelli che, sarà opportuno non scordarlo mai, pure ereditò una nazionale reduce da macerie mondiali e la portò addirittura al secondo posto dell’europeo nel 2012. Anche allora si sostenne che quella era un’eredità importante per il calcio italiano, ma in assenza di radicali profonde riforme abbiamo visto tutti come è andata a finire. Infatti siamo ancora qui, in attesa del prossimo taumaturgo che sappia far gettare il cuore oltre l’ostacolo giocatori (Buffon e difesa azzurra parte) dal talento medio e S’ con pochissima esperienza internazionale.

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Euro 2016, Hart, Berisha e Tatarusanu: è la rassegna delle papere dei portieri!

Non è ancora finita la fase a gironi e già sono molti i protagonisti in negativo. In particolare, quello della Romania, con la sua uscita a vuoto contro l’Albania, ha condannato la sua nazionale all’eliminazione

Sembrano tanti piccoli Jacques Tati, nella sua rappresentazione del portiere sconfitto che finisce sempre col raccogliere il pallone in fondo alla rete a causa delle sue strampalate uscite. Sembrano destinati a passare alla storia come il personaggio interpretato dal mimo francese che, in maniera un po’ goffa, s’infortunava calciando il pallone e usciva dal campo zoppicante col suo inseparabile trench. Sarà l’aria francese o sarà un caso, ma i portieri di Euro2016, in queste prime giornate, hanno ricordato, più o meno inconsapevolmente, quelle scenette, rendendosi protagonisti di papere imbarazzanti e spesso decisive. Continua a leggere Euro 2016, Hart, Berisha e Tatarusanu: è la rassegna delle papere dei portieri!

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Claudio Filippi ad Hannover

Il prossimo 25 Giungo, il mister Claudio Filippi farà parte dei relatori al Seminario organizzato da Airbody e dal club tedesco Hannover 96. L’evento andrà in scena nello stadio dell’Hannover 96 (nella città di Hannover, Germania). Ecco la lista dei temi trattati dal mister juventino:

  • Il portiere nel 2016
  • Metodologia e strumenti di allenamento
  • Metodologia Juventus

Gli altri relatori saranno Brian Sørensen (che con l’occasione presenterà una nuova versione dello sparapalloni) e Jörn Sievers (Hannover 96). Appuntamento per le ore 9. Per maggiori informazioni, visitate la pagina ufficiale del seminario sul sito web del club tedesco.

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Goal line e addio alla tripla sanzione

La redazione pubblica un articolo redatto da Francesco Ceniti per la Gazzetta dello Sport.

Quan­do i por­tie­ri fan­no “oh, fi­nal­men­te”. Eu­ro 2016 por­ta di­ver­se no­vi­tà in cam­po ar­bi­tra­le e an­che per que­sta ra­gio­ne Pier­lui­gi Col­li­na, ca­po dei fi­schiet­ti Ue­fa, nei gior­ni scor­si ha fat­to il gi­ro dei ri­ti­ri del­le va­rie na­zio­na­li (com­pre­se quel­la ita­lia­na) per il­lu­strar­le in mo­do det­ta­glia­to. Una del­le mo­di­fi­che, in vi­go­re dal pri­mo giu­gno, va a can­cel­la­re un prov­ve­di­men­to ri­te­nu­to da tut­ti (ar­bi­tri com­pre­si) in­giu­sto: la co­sid­det­ta tri­pla san­zio­ne. Scat­ta­va in pre­sen­za di un fal­lo com­mes­so in area con chia­ra oc­ca­sio­ne da gol ne­ga­ta agli av­ver­sa­ri. In un ca­so si­mi­le, il re­go­la­men­to pre­ve­de­va il ri­go­re, l’espul­sio­ne del cal­cia­to­re au­to­re dell’ir­re­go­la­ri­tà e la sua suc­ces­si­va squa­li­fi­ca per una ga­ra. Ap­pun­to, tri­pla san­zio­ne. Continua a leggere Goal line e addio alla tripla sanzione

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Lo scudo (Filippi Shield)

di Claudio Filippi e Daniele Borri

Allenare i portieri a opporsi ai colpi di testa avversari, riproducendo quanto accade in gara è abbastanza complesso. Ci viene in soccorso uno strumento da campo, lo scudo appunto, utile a tale scopo.

Stade de France, zona nord di Parigi, 12 luglio 1998. Sono passati 27 minuti dall’inizio della finale di Coppa del Mondo che vede il Brasile, detentore del titolo, affrontare i padroni di casa della Francia. I transalpini sono all’attacco e conquistano un corner. I brasiliani si chiudono in difesa, difendendo la porta di Taffarel con ben nove giocatori dentro l’area. Il calcio d’angolo battuto da Emmanuel Petit, finisce sulla testa di Zinedine Zidane, che svetta su tutti e insacca. La stessa scena, con l’identico protagonista, si ripete alla fine del primo tempo: è il 2-0 per l’unitici di Aimè Jacquet. Il Brasile è alle corde, non riesce a reagire, nonostante la superiorità numerica di cui godrà dal 68’ per l’espulsione di Marcel Desailly. Anzi, allo scadere del secondo tempo in contropiede, Petit siglerà il terzo gol. Veniamo dunque all’argomento. Veniamo ai colpi di testa di Zidane. Che dimostrano senza ombra di dubbio che il calcio non si gioca solo coi piedi, ma richiede la capacità di eseguire altri gesti ai quali i portieri devono sapersi opporre. Continua a leggere Lo scudo (Filippi Shield)