di Federico Lo Giudice
Jürgen Croy icona sportiva in Germania Es. Una sola squadra nella sua carriera: disse no ai club più importanti della oberliga sponsorizzati dal governo. Tra i migliori della sua generazione per riflessi e agilità tra i pali.
Un fenomeno tra i pali, ma anche un simbolo tutt’ora indelebile nella memoria dei cittadini di Zwickau. Jürgen, infatti, dopo gli otto anni nel settore giovanile del Bsg Aktivist Karl Marx Zwickau ha sempre indossato la maglia della squadra della sua città: il Sachsenring. In realtà Croy veniva da Planitz che nel 1944 venne inclusa nel comune di Zwickau. Diciotto anni di amore indiscusso per una Mannschaft abituata a veleggiare nella parte medio-bassa della classifica della Oberliga. Ma alla gloria lui preferì sempre la fedeltà come dimostrò negli anni Settanta. Croy era ormai il numero uno della nazionale della Ddr e un giocatore di livello internazionale e questo ebbe come effetto di attirare le attenzioni dei maggiori club della Oberliga che puntualmente mandavano richieste per la sua cessione alla dirigenza del Sachsenring. Tutti lo volevano strappare da Zwickau, in primis la Federazione della Ddr che non era proprio favorevole nel vedere il miglior portiere del campionato militare in un club medio-piccolo invece che rafforzare le grandi che giocavano anche le coppe. Così Croy venne convocato a Berlino, su ordine di Manfred Ewald il padre-padrone dello sport nella Ddr, per chiedergli di accettare una delle offerte che gli avrebbero procurato uno stipendio più alto, un impiego in qualche ministero e una maggiore visibilità internazionale. Lui rispose senza esitazioni: «No grazie, resto a Zwickau il posto perfetto per vivere e giocare a calcio».
RISPETTO
Una scelta di vita che comunque premiò la “Pantera di Planitz”, così ribattezzato da tifosi e giornalisti. Nel 1975-’76 i biancorossi vinsero la coppa nazionale contro la Dinamo Dresda piena di nazionali. Fu una finale epica e ricca di emozioni che si decise ai rigori dove il protagonista assoluto fu proprio Croy che dopo averne parati due realizzò quello decisivo. Un successo che regalò al Sachsenring l’accesso alla Coppa delle Coppe dove i biancorossi, sempre grazie alle parate di Croy, furono a un passo dallo scrivere la storia. Dopo aver eliminato il Panathinaikos, la Fiorenti- na di Antognoni (che sbagliò il rigore decisivo) agli ottavi e il Celtic ai quarti il sogno si infranse in semifinale contro l’Anderlecht. Nel 1989 la Federcalcio della Ddr dopo averlo nominato vicepresidente lo designerà anche come il miglior giocatore di sempre della Germania Est. Un giusto riconoscimento per un vero campione che ha sposato nel modo più bello l’idea di “un uomo, un club” e che è diventato il simbolo di un’intera città.