Sono (finalmente!) disponibili le nuove maglie ecocompatibili. Frutto delle nuove tecnologie e della nuova politica americana, una bottiglia di plastica è stata trasformata in una divisa da nazionale. La notizia dovrebbe destare un certo stupore, in realtà non è proprio così. La nuova strada intrapresa dalla Nike è frutto di una battaglia portata avanti da Greenpeace circa un anno fà, tramite un’inchiesta chiamata: “Amazzonia, che macello!“, dimostrando che la scomparsa dell’Amazzonia dipende dall’aumento illegale di aree destinate a pascolo a causa della domanda delle grandi catene internazionali e dei brand del lusso.
Da Ecocidio di Jeremy Rifkin:
“Il 70% dei cereali prodotto negli Stati Uniti viene utilizzato per l’alimentazione animale. Sfortunatamente, fra gli animali domestici, i bovini sono i convertitori meno efficienti di energia. Per fare un kg di carne di manzo all’ingrosso, ci vogliono nove kg di mangimi: di questi sei consistono di “cereali e sottoprodotti, e tre di fibra”. Solo l’11% del mangime finisce per produrre carne… Negli Stati Uniti, ogni anno vengono utlizzate 157 milioni di tonnellate di cereali, legumi e altre proteine vegetali adatte all’alimentazione umana per nutrire il bestiame destinato a produrre i 28 milioni di tonnellate di carne consumate dall’uomo”. Il panino imbottito di carne è l’ultima arma di distruzione di massa.
Dal sito di Greenpeace:
“Le prove raccolte dimostrano, infatti, che i giganti del mercato della carne e della pelle brasiliani – Bertin, JBS, Marfrig – vengono regolarmente riforniti da allevamenti che hanno tagliato a raso la foresta ben oltre i limiti consentiti dalla legge. Le materie prime, frutto di crimini forestali, ‘sporcano’ le filiere produttive di tantissimi marchi globali e distributori. Tra questi: Adidas, BMW, Geox, Chateau d’Ax, Carrefour, EuroStar, Ford, Honda, Gucci, Ikea, Kraft, Cremonini, Nike, Tesco, Toyota, Wal-Mart”.
Pubblicata dopo tre anni di ricerca e indagini condotte sotto copertura, l’inchiesta ricostruiva la filiera dei prodotti a base di carne e di pelle da allevamenti coinvolti in fenomeni di deforestazione, lavoro schiavile e occupazione di territori indigeni in Amazzonia. In tutto questo erano e sono coinvolti marchi globali tra cui anche Adidas, Timberland e Reebok. Lavorando direttamente con Greenpeace, negli Stati Uniti e in Italia, la Nike ha messo a punto una nuova politica di approvvigionamento che obbliga i propri fornitori a certificare in maniera formale che la pelle bovina venduta alla Nike non provenga dal bioma amazzonico. [Fonte]
Per rendere i kit delle squadre nazionali, sono state utilizzate le bottiglie di plastica dalle discariche giapponesi e taiwanesi e succussivamente fusi giù per la produzione di nuovi filati con l’obiettivo in ultima analisi, di creare il tessuto per la maglia.
Questo processo consente di risparmiare materie prime, e riduce il consumo di energia fino al 30 per cento rispetto alla produzione di poliestere vergine. Utilizzando poliestere riciclato per la sua nuova gamma di maglie nazionali, Nike ha impedito di produrre quasi 13 milioni di bottiglie di plastica, per un totale di quasi 254.000 kg di rifiuti in poliestere, di finire in discarica. Tale importo sarebbe sufficiente a coprire più di 29 campi da calcio.
I kit delle squadre nazionali rappresentano un passo importante nel processo di rendere tutti i prodotti Nike più sostenibili.
[Fonte]