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Muslera: “l’istinto animale del portiere”

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Nel mese di Febbraio, lo staff del blog ha avuto il piacere di assistere ad una seduta di allenamento di Fernando Muslera insieme a Luciano Minerva. Sotto sua segnalazione (e sua gentile concessione) vi segnaliamo l’intervista risalente quel giorno e pubblicato solo in questi giorni.

Luciano Minerva: giornalista, ha lavorato per la Rai dal 1987 al 2009, autore di saggi e libri sullo sport e la televisione tra il 1982 e il 1990. Dal 2000 ha intervistato autori di 52 Paesi (la raccolta in www.incontri.rai.it). Ha realizzato con Paolo Aleotti un documentario sulla vita di Tiziano Terzani. Raccogliendo i materiali per il suo primo romanzo, sulla storia del polpo Paul e delle sue origini elbane, si è appassionato all’Octopus thinking, il pensiero creativo, laterale e divergente, che raccoglie e organizza nel sito www.elbadipaul.it

Da elbadipaul.it:

Fernando Muslera, portiere della nazionale uruguaiana, è l’eroe del giorno, dopo la vittoria contro l’Argentina, nella Coppa America 2011.

Era febbraio, quando l’ho incontrato a Formello, dopo un allenamento della Lazio, per fargli alcune domande sul mestiere di portiere e il suo rapporto con l’istinto animale. Quando gli ho posto la prima domanda, scoprendo subito il gioco, non mi aspettavo che si sarebbe divertito all’idea di considerare la parte animale e istintiva del portiere e ne sarebbe venuta fuori un’intervista, di una buona mezz’ora, del tutto insolita, sulla sua esperienza sportiva.

L’idea originaria, lo scopo della chiacchierata, era quella di partire dal polpo Paul, dal racconto fantastico della sua origine elbana e e dal romanzo che sto scrivendo, dal titolo provvisorio “La metamorfosi di Paul. Vita, storie e misteri del polpo indovino.” Paul, in questa storia, non sarebbe altro che il prodotto di una metamorfosi: prima di essere polpo era stato il giovane portiere di una squadra dell’isola d’Elba, soprannominato “La piovra”.

Sto provando – così è iniziata l’intervista – a immaginare un personaggio che è un portiere ma è destinato a diventare un animale. Secondo te, quanto c’è di animale in un portiere?”
Tanto. Secondo me il portiere deve essere un po’ pazzo, deve buttarsi a terra, magari rischia di essere colpito da un giocatore, ma il portiere deve avere ugualmente quella pazzia di buttarsi a testa bassa ovunque, ci sia una mischia o no. Se vogliamo ragionare in termini percentuali, direi che, rispetto ai giocatori, il portiere ha un ottanta per cento di animalità, i giocatori il venti.
Se usiamo la metafora dell’animale la palla è certamente una preda: dove va, bisogna prenderla e farla nostra. L’animale attacca per istinto la preda, il portiere lo fa con la palla, più che i giocatori.

C’è una forza magnetica che unisce il portiere e la palla?

Dipende dalle partite. Non so se è davvero così, se c’è un vero magnetismo, ma a volte lo senti proprio così, già all’inizio della partita. Ci sono momenti in cui vedi che dove tirano la palla ti arriva addosso, dove sei tu va la palla.  vuol dire che sei tu la calamita che quella è la tua giornata, che c’è il magnetismo giusto, dalla persona alla palla.

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