La redazione pubblica l’articolo redatto da Andrea Schianchi per la Gazzetta dello Sport del 12-05-2016.
Buffon taglierà il traguardo nel 2018. Da Zoff a Jascin e Banks, quei numero uno capaci di fermare il tempo. E magari vincere
L’esempio è Dino Zoff che, a 40 anni suonati, alzò al cielo la Coppa del Mondo: era l’11 luglio 1982 e lui, di quel trionfo, fu il leader, il capitano e pure il portavoce, visto che i suoi compagni avevano polemicamente scelto il silenzio-stampa che, giorno dopo giorno e vittoria dopo vittoria, divenne anche una specie di rito scaramantico. Zoff sarà, di quell’estate indimenticabile, l’icona: memorabile la parata, nei minuti finali di Italia-Brasile, su un colpo di testa di Oscar. Bloccò il pallone proprio sulla linea di porta e il Paese intero provò un senso di liberazione e di felicità. A Zoff andò peggio il giorno successivo, in aereo, durante il viaggio di ritorno in Italia: in coppia con il presidente della Repubblica Sandro Pertini perse la partita di scopone contro il duo Causio-Bearzot. Ma l’errore decisivo fu di Pertini, che lo ammise con onestà.
CALCOLI
Anche il grande Gilmar avrebbe potuto toccare la gloria da quarantenne, come Zoff. E se non gli riuscì fu soltanto colpa sua. Quando i dirigenti della Seleçao gli proposero di partecipare al Mondiale del 1970 lui rifiutò, pensando che quel Brasile sarebbe andato incontro a una disfatta e la sua carriera ne sarebbe stata macchiata. Fece male i suoi calcoli, Gilmar, perché il suo amico Pelè (con il quale aveva conquistato la Coppa nel 1958 e nel 1962) trascinò il Brasile al terzo titolo. Errore grave, quello di Gilmar: il portiere dovrebbe possedere anche la dote della lungimiranza e sapere sempre come andrà a finire l’azione.
PAURA
Chi si godette, da vecchietto, il successo fu Peter Shilton. A 47 anni, il 22 dicembre 1996, raggiunse il traguardo delle 1000 presenze nella Lega inglese. Stare in porta era la sua vita, ed era bene che ci stesse il più a lungo possibile perché, quando gli capitava di fare altro, finiva sempre per entrare in qualche ippodromo e lasciarci mezzo stipendio. Partecipò a tre Mondiali ( 1982, 1986, 1990), fu vittima del Maradona cattivo (la mano de Dios, ricordate?) e del Maradona buono (il gol del secolo nel 1986: fantastico), e ammise di aver avuto paura una sola volta nella vita: quando aveva già compiuto 40 anni un marito geloso lo sorprese in compagnia della moglie in atteggiamento non proprio oxfordiano. Il suo maestro, Gordon Banks, l’autore della parata del secolo (su colpo di testa di Pelè nel 1970), non aveva fama di dongiovanni, ma fece parlare di se quando, a 41 anni e dopo un brutto incidente automobilistico nel quale perse l’occhio destro, decise di rimettersi in gioco. Lo fece, con una benda nera da pirata a coprire la ferita, disputando due campionati negli Stati Uniti con il Fort Lauderdale.
OMAGGIO
Chi ebbe un intero stadio, lo stadio Lenin, ai suoi piedi fu Lev Jascin, l’unico portiere ad aver vinto il Pallone d’Oro (nel 1963). Il 27 maggio 1971, a 41 anni, davanti a centomila spettatori, lasciò il calcio. A rendergli omaggio, in quella sfida tra la Dinamo Mosca e il Resto del Mondo, c’erano Pelè, Eusebio, Beckenbauer e Facchetti. Il Gotha del pallone s’inchinava di fronte al più grande di sempre.
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