Ivano Bordon (Marghera, 13 aprile 1951) è un allenatore dei portieri ed ex calciatore italiano che ricopriva il ruolo di portiere. Attualmente riveste la carica di allenatore dei portieri nella nazionale italiana. In Italia è l’unico ad aver vinto la coppa del mondo da calciatore (Spagna ’82) e da tecnico (Germania 2006).
D: Iniziamo dal principio, dove ha iniziato a giocare a calcio e perchè ha deciso di fare il portiere. Che valore aveva per il calcio da bambino. In che modo è è arrivato nel settore giovanile dell’inter, (aveva 18 anni) nel ’69?
R: Ho iniziato a giocare a calcio allenandomi con la Mestrina che faceva la serie C o D non ricordo, mi allenavo con la prima squadra, con l’allenatore sig. Borsetto che alla fine degli allenamenti della squadra , mi metteva in porta e mi faceva sudare.Avevo13 anni. Dopo qualche mese fini’ il campionato della C , e l’anno successivo andai sempre solo allenamenti perche allora non c’erano squadre giovanili inferiori agli allievi e quindi dovevo attendere il compimento dei 14 anni.Quindi al compimento di tale eta’ mi tesserarono per questa squadra Miranese a 10 km da casa e feci le fasi finali allievi.L’anno successivo quindi nel 63 giocai nella Juventina di Marghera squadra del mio paese e dopo un campionato di allievi e juniores nel 65 passai all’Inter , rimasi fino all’anno 83….una vita. Mi è sempre piaciuto il ruolo del portiere, aveva qualcosa di particolare che mi ha sempre attirato, quando andavo a vedere ed ero molto piccolo mio padre che giocava i tornei estivi.
D: La prima cosa che si ricorda d’Ivano Bordon è il suo esordio con la maglia dell’Inter. In quell’occasione parò anche un calcio di rigore e la sua prestazione le fece guadagnare il posto da titolare. Dunque dopo un solo anno di militanza nel settore giovanile è diventato il titolare in prima squadra, possibile che gli addetti ai lavori si siano accorti così tardi di Ivano Bordon?
R: Per quanto riguarda il mio esordio con la maglia dell’Inter con la prima squadra, fu in un Torneo citta’ di Milano che si fece a fine campionato nel 69 e giocai contro Milan e Juve, ma quella piu’ emozionante fu l’amichevole sempre a San Siro sempre in quel mese contro il Santos di Pele’.Certo che il mio ricordo piu’ bello … anche se fortunatamente ne ho tanti, fu la partita di coppa campioni giocata a Berlino contro il Borussia Moenchengladbach , dove parai tutto , anche un calcio di rigore e passammo il turno, avevo 19 anni e mezzo.Devo dire che nei miei confronti gli addetti ai lavori si sono accorti presto delle mie qualita’, e devo dire grazie al compianto Gianni Invernizzi , mio allenatore e scopritore dell’Inter che mi permise di arrivare ai livelli massimi.
D: E oggi? Gianluigi Buffon dice: “..ma ci sono molti italiani di pari livello che faticano a trovare spazio. Una spiegazione potrebbe risiedere nel fatto che gli stranieri subiscono meno la pressione di difendere la porta di una grande squadra e le eventuali critiche, ma nella sostanza molte società non hanno la pazienza di aspettare i nostri giovani, di mettere in secondo piano l’eventuale errore e puntare sulla loro crescita e maturazione”. Lei cosa ne pensa?
R: per quanto ha detto Gigi Buffon sui giovani portieri Italiani, penso che abbia ragione, per quanto riguarda gli stranieri sicuramente inizialmente non sentono la pressione , ma poi la vivono come i nostri.Abbiamo dei giovani validi ed effettivamente se le nostre societa’ puntassero su di loro mettendoli vicino un portiere di esperienza e nei momenti di difficolta’ aiutarlo e non bruciarlo, potremmo fare crescere e maturare dei buoni elementi italiani.
D: Torniamo un attimo al passato, questa foto (Foto 1) la ritrae senza guanti. I palloni di allora facevano meno male? Non esistevano i guanti oppure era meglio giocare senza guanti per via della loro scendente qualità? .. ci racconti.
R: Io giocavo senza guanti quando il pallone era asciutto, sicuramente i palloni erano molto piu’ belli ,nel senso che erano al 90 per cento di cuoio e quindi non facevano male alle mani e tenevano sicuramente una traiettoria stabile; adesso i portieri con questi palloni sono sicuramente messi in difficolta’ e piu’ di una volta non rischiano la presa.
D: In quale portiere si rivede? Come descrivereste le sue qualità di portiere?
R: Io ho sempre pensato che ogni portiere abbia la sua tecnica e il suo modo di stare in porta e il proprio stile, per quanto mi riguarda io sono cresciuto fortunatamente con un grande portiere come Lido Vieri ed ho preso stile e tecnica da lui.Non so adesso dire chi mi assomigli,ho sempre lasciato ai critici ,posso dire che a me piacciono i portieri essenziali e tecnici, sicuramente con il cambiamento di regole, e l’evoluzione del calcio non sia facile fare paragoni, penso come in tutti gli sport.
D: Come ha conosciuto Marcello Lippi e come è iniziato il vostro lungo rapporto di collaborazione?
R: Ho conosciuto Marcello Lippi nel 74, quando con l’Inter si fece una tournee in Messico e vennero con noi dei prestiti della samp, tra questi c’era Marcello.Poi quando andai alla Samp, lui era allenatore della primavera e quindi ci frequentavamo spesso.
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D: Qual’è stato il momento che ricorda maggiormente di quella collaborazione?
R: Il momento piu’ bello con lui ed indimenticabile penso il Mondiale 2006 , ma non dimenticherei gli anni alla juve con Champions e scudetti.
D: Lei è l’unico in Italia ad aver vinto 2 coppe del mondo, quali sono le differenze tra il mondiale vinto nel 1982 e quello vinto nel 2006? Quanto e cosa è cambiato nel calcio di oggi.
R: Vincere i 2 Mondiali per me è stato favoloso, da giocatore sicuramente vivi di piu’ il campo ma alla fine penso che anche quello d’allenatore mi prendesse mentalmente e fisicamente come se giocassi.