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Intervista a Cristiano Lupatelli

Ringraziamo il Cagliari Calcio e Cristiano Lupatelli per la disponibilità.

Cristiano Lupatelli – portiere del Cagliari calcio –  è una bella storia del calcio: un portiere proveniente dal settore giovanile della propria squadra esordiente.

D: Hai avuto due infortuni (uno quando da giovane giocavi nella Fidelis Andria ed uno al Chievo Verona). Quanto hanno inciso nella tua carriera e soprattutto il secondo quando giocavi nel Chievo, periodo in cui si parlava anche di una possibile convocazione in Nazionale.., eri in un momento chiave della tua carriera.

Quello ai tempi dell’Andria ero molto giovane, quindi ha influito sicuramente meno. Al Chievo ero titolare, attraversavo un ottimo momento. Rimasi fermo un anno e mezzo. Dopo tutto quel tempo, è difficile tornare e riproporsi ad alti livelli. Di conseguenza, sì, un pochino mi tagliò le gambe.

D: In Serie A si dovrebbe parlare “DEI PORTIERI ” di una squadra perchè per far fronte ad una stagione è necessario avere a disposizione due portieri di grande affidabilità. E’ ovvio che gioca un solo portiere e che in questo periodo hai trovato sulla tua strada un portiere emergente come Federico Marchetti. Quindi come si fà a tenersi pronto ed essere pronto quando sarai chiamato in causa ? Quali sono le motivazioni che hai per lavorare quotidianamente.

Le motivazioni bisogna trovarle dentro. E le trovi, sapendo che puoi sempre venire chiamato in causa, anche all’ultimo momento se il titolare si infortuna. Non c’è nessuno che abbia il posto assicurato. Di conseguenza, ogni volta che vieni chiamato, devi dimostrare di saper fare il tuo lavoro.

D: Quando sei arrivato in un club è sempre stata chiara la tua posizione ? Mi spiego meglio c’è stato un accordo preventivo del tipo: ok Cristiano tu sei il primo.

Non c’è stata una regola fissa. Alcune volte le gerarchie erano stabilite, altre volte no.

Cristiano Lupatelli e Sebastian Frey ai tempi della Fiorentina

D: Tomasz Kuszczak, il portiere di riserva del Manchester United, ha dichiarato che Van Der Sarr non gli da consigli. Ti è mai capito una situazione di questo tipo? Come sono stati i rapporti con i tuoi colleghi portieri ? Hai qualche aneddoto ?

Come colleghi di reparto, ho sempre avuto ottimi portieri. Ho ricevuto ottimi consigli, soprattutto da giocatori con maggior esperienza, consigli che ho cercato di mettere a frutto. Sicuramente quello che mi ha dato più consigli è stato Antonioli, ai tempi della Roma.

D: Torniamo al periodo della Fidelis Andria, tu sei cresciuto nelle giovanili ed hai esordito con la stessa squadra, così come Buffon, Casillas e lo stesso Van Der Sarr. Perchè in Italia si è persa questa “tradizione”? Nella nostra storia ci sono state squadre (Atalanta, Milan) che ne hanno fatto un marchio, cosa è successo?

Non si dà ai giovani la possibilità di crescere. Ormai si vuole il portiere pronto. Magari un giovane può essere anche pronto, ma non bisogna dimenticare che rimane un giovane, quindi deve poter sbagliare per crescere. Al contrario, si cerca subito la perfezione.

D: Quando erano giovani, Totti ha avuto la fortuna di giocare con Giannini, Zola insieme a Maradona. Indipendentemente dalle loro straordinarie capacità, hanno comunque avuto qualcuno di estremamente forte vicino fin da quando erano giovani. Questa fortuna può averli influenzati nel loro modo di giocare.. Allora non potrebbe essere la stessa cosa per un portiere, visto che in fondo il portiere o gioca, o non gioca! Per un giovane (di qualità), fare la riserva a Buffon potrebbe fargli bene.. Allora perchè si scelgono portieri sopra i 30anni come riserve?

Perché costano meno! A parte le battute, penso che per un giovane sia importante giocare, anche in categorie inferiori, per migliorare il proprio bagaglio di esperienza.

D: Sei stato allenato da Negrisolo, da Buso, da Filippi, da Tancredi, da Di Palma, da Zampa, attualmente da Landucci, hai avuto come allenatore della Fiorentina il mito per tutti i portieri : Dino Zoff . Quali differenze hai riscontrato passando da tutti questi allenatori dei portieri . Eventualmente hai qualche aneddoto da raccontare?

Ci sono diverse differenze, soprattutto nei metodi di allenamento. Qualcuno adoperava una metodologia tradizionale, altri erano più innovatori. Credo che i tipi di allenamento cambino col tempo. Di pari passi con l’evoluzione del calcio, anche la figura del portiere cambia.

D: Nel primo anno di Chievo hai indossato la maglia numero 10. Fose perchè eri il più bravo con i piedi……?! Lo sai che forse sei stato l’unico portiere ad indossare lo stesso numero di maglia come Maradona, Pelè, Zidane, ecc..? Raccontaci come è andata.

Una scommessa con gli amici. E’ nato tutto per scherzo, ed è diventato realtà. Una cosa credo divertente e simpatica.

D: Hai un esercizio preferito, oppure una parte di allenamento che preferisci e un’altra che non gradisci ?

Sicuramente non mi piace la corsa. Mentre amo tutto il lavoro svolto con la palla.

D: Spesso gli allenatori dei portieri inseriscono nelle esercitazioni specifiche delle attrezzature come gli air body, i lanciapalloni, i teli per impedire la visione del pallone etc…. cosa ne pensi ?

E’ un esercizio utilissimo. Le sagome riproducono l’altezza reale dei giocatori. Questo lavoro in allenamento ti avvantaggia quando affronti queste situazioni in partita.

D: Il rapporto con i tifosi ? Immagino che ti avranno dedicato degli striscioni, dei cori considerando che in molte città in cui sei stato sei stato molto apprezzato ! Raccontaci ..

Fa sempre piacere se i tifosi ti dedicano dei cori personalizzati. Vuol dire che sei entrato in sintonia con loro e che hai dato qualcosa. A Roma soprattutto i tifosi mi volevano bene e ogni tanto mi sostenevano con dei cori.

D: Nei dilettanti, il maggior pericolo proviene da giocatori poco conosciuti. In serie A, che sensazione si prova ad avere a 3-4 metri un Maicon che si prepara a calciare?

E’ dura, durissima. Maicon è un grande campione, ma ce ne sono altri in Serie A, altrettanto forti. A complicare le cose sono arrivati questi nuovi palloni leggeri, che disegnano delle traiettoria imprevedibili per il portiere.

D: Riguardo al tuo stile, ma sei sempre stato così? Come hai scelto questo look?

Non sono sempre stato così. Purtroppo i capelli mi hanno abbandonato! Le basette e la barbetta sono rimaste le uniche glorie di peli che mi sono rimaste, e allora le esibisco!

D: Qual’è la parata più bella fatta fino ad ora?

Non ne ricordo una in particolare. Diciamo che la migliore è sempre la prossima.

un esempio di attacco alla palla

D: Qual’è il momento più emozionante della tua carriera fino ad ora?

Ce ne sono stati tanti. Dovendo sceglierne una, direi lo scudetto con la Roma, anche se non ero titolare fisso.

D: Quali le persone più importanti per la tua crescita professionale (inteso come procuratori, allenatori, compagni…)

Sicuramente metto al primo posto Claudio Filippi. Ho avuto la fortuna di incontrarlo quando ero giovane, mi ha plasmato. Ma le persone che devo ringraziare sono tante: tutti gli allenatori e i preparatori che ho avuto mi hanno dato tanto, e mi sento di ringraziarli.

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