Nel recente report numero 478 del CIES Football Observatory, l’osservatorio calcistico con sede a Neuchâtel in Svizzera, il Benfica è stato riconosciuto come il club leader mondiale per la produzione di calciatori di alto livello, classificandosi al primo posto per il numero di giocatori formati che attualmente competono in ben 49 divisioni di vertice a livello globale.
L’Indice di formazione
Il Benfica domina la classifica mondiale dei settori giovanili con un indice di formazione di 103,7, superando colossi come Boca Juniors e Barcellona. I suoi 94 giocatori, oggi distribuiti in 67 club e 27 campionati, testimoniano l’eccellenza del club portoghese nella formazione dei talenti. L’indice di formazione, creato dal CIES, rappresenta lo standard per misurare l’efficacia dei vivai calcistici da parte dell’osservatorio. Il sistema valuta due fattori chiave: il numero di giocatori prodotti e il loro impatto nelle competizioni di alto livello. Il calcolo si basa sui minuti giocati nell’ultimo anno, pesati secondo il livello competitivo delle partite.
Questo metodo di valutazione prova a stabilire una gerarchia chiara tra i settori giovanili mondiali. Il punteggio finale riflette non solo la capacità di un club di sfornare talenti, ma soprattutto di preparare giocatori pronti per il calcio di vertice. I minuti giocati nei campionati più prestigiosi valgono di più, premiando così i club che formano calciatori di élite. La forza di questo sistema sta nel metodo: combina dati quantitativi (numero di giocatori e minuti giocati) con valutazioni qualitative (livello dei campionati), fornendo un quadro della capacità formativa dei club.
Le chiavi del successo: il Benfica Campus, formazione tecnica e crescita personale
Il segreto del Benfica risiede nel Benfica Campus di Seixal, un centro di sviluppo inaugurato nel 2006. Questa struttura rappresenta una cittadella sportiva che ospita sia la prima squadra che tutte le categorie giovanili. La filosofia del club portoghese si focalizza su quella che viene definita una fase cruciale, il “periodo d’oro”, che va dai sei ai tredici anni. Secondo Rodrigo Magalhaes, coordinatore tecnico dell’Academy in un’intervista rilasciata alla BBC nel 2020 formare i giovani è considerato un vero e proprio investimento a lungo termine, con l’obiettivo di farli approdare in prima squadra. All’epoca il settore giovanile possedeva 470 giocatori all’interno dell’accademia. “Se confrontiamo l’elevato costo di acquistare un giocatore di alto livello di 22 anni con ciò che spendiamo per i giovani, potremmo ripetere l’investimento 20 volte e sarebbe ancora più economico rispetto all’acquisto di un ventiduenne. Reclutiamo, li inseriamo nella metodologia del Benfica e offriamo loro uno sviluppo a lungo termine con l’obiettivo di portarli in prima squadra. Questa è la nostra missione.“
Una volta individuato e tesserato un giovane talentuoso, viene assegnato loro un programma personalizzato da seguire in parallelo agli allenamenti di squadra. La rete di scouting tiene conto di numerosi parametri, con Dias come esempio di qualcuno selezionato per qualità fondamentali oltre alle sole abilità tecniche. “Ruben Dias è arrivato al Benfica come un giocatore nella media – la sua tecnica era buona ma non di primissimo livello,” spiega Magalhaes. “È stata la sua capacità di lavoro a permettergli di raggiungere il suo livello attuale.”
Oltre al miglioramento tecnico, i programmi individuali includono aspetti medici, fisici e psicologici.
“Costruiamo un piano insieme al giocatore, chiedendo il suo contributo sui prossimi passi di sviluppo, su cosa deve lavorare, che sia un aspetto più tecnico – come colpi di testa o passaggi – o se ha bisogno di migliorare sul piano fisico o nella comprensione del gioco, e questo viene integrato nel programma,” afferma il direttore tecnico Pedro Marques.
“Ogni squadra ha un proprio programma, ma è arricchito da sessioni di sviluppo individuale, ossia un tempo dedicato che può essere impiegato in base a ciò di cui il giocatore ha bisogno. Alcuni potrebbero dover lavorare su aspetti tecnici, e allora si concentreranno su questo in campo, altri in palestra. Tutto è strettamente legato alle necessità e priorità che dobbiamo sviluppare in questa fase del loro percorso.“
La competizione in europa e il confronto con l’Italia
Nei 30 campionati europei, l’Ajax guida la classifica, seguito dal Benfica e dal Barcellona. Per quanto riguarda l’Italia, nessuno dei nostri settori giovanili compare nelle classifiche speciali dei 49 campionati mondiali né nei 30 campionati europei. Al contrario, i club di élite come Manchester City, Bayern Monaco, Paris Saint-Germain, Barcellona e Real Madrid risultano presenti in entrambe le graduatorie.
Se restringiamo l’analisi ai 5 principali campionati europei, emergono alcuni club italiani per la qualità del talento sviluppato, tra cui (in ordine di posizione in classifica) Atalanta, Milan, Roma, Juventus, Inter, Fiorentina, Empoli e Genoa (quest’ultimo all’ultimo posto). Pur essendo fuori dalla Top 10 (con l’Atalanta al tredicesimo posto), questo risultato può essere visto come indicativo di una certa difficoltà delle società italiane nella produzione di massa, bilanciata però dalla capacità di formare talenti di qualità. Questa interpretazione, seppur in parte consolatoria, trova supporto nel fatto che l’Italia, pur essendo il terzo paese nelle 5 nazioni europee analizzate per popolazione (dietro Francia e Germania), non riesce a competere in volume con realtà come la Spagna, che con una popolazione inferiore si colloca ai vertici della formazione calcistica. Il contrasto tra il bacino demografico e i risultati della formazione calcistica solleva interrogativi che meriterebbero un’analisi più critica del semplice “pochi ma buoni”. Ancor più significativa è l’assenza di club del Sud Italia nella classifica, creando una netta spaccatura geografica che restringe ulteriormente il bacino di reclutamento per i vivai. I dati dimostrano ancora una volta, che lo sport italiano non sfrutta appieno le risorse a sua disposizione, concentrandosi in modo sproporzionato su alcune aree geografiche a discapito di altre.
La Top 10 mostra una predominanza di club spagnoli (4), seguiti da club francesi (3), inglesi (2) e uno olandese. Il Benfica, che scivola al 38° posto in questa classifica, evidenzia una strategia diversa: come ammesso dal direttore tecnico del settore giovanile quattro anni fa, il club portoghese investe somme più contenute per i giovani sopra i 13 anni rispetto ai club più ricchi. Questo conferma che ottenere performance di alto livello richiede investimenti significativi, giustificati però dai ritorni economici derivanti dai successi sportivi della prima squadra, dai ricavi ottenuti dalle vendite delle giovani promesse e dai risultati di lungo periodo. In quest’ottica, le spese per il settore giovanile non dovrebbero essere considerate semplici costi, ma piuttosto investimenti strategici a lungo termine.