Il futuro per la porta a Palermo ha un nome e cognome: Fabrizio Alastra. È tornato dal torneo di Viareggio con il riconoscimento del migliore nel suo ruolo: se ne sono visti nella tradizionale competizione internazionale primavera, dal viola Lezzerini, prima che si infortuna tasse, a Borra del Verona, il pararigori che ha eliminato la Juve agli ottavi, al milanista Gori, appena arrivato dal Brescia in comproprietà.
Alastra è stato eletto come il migliore, perché ha disputato tutto il torneo fino alla semifinale, lo ha fatto da protagonista, incassando solo due gol (ed entrambi dall’Anderlech) e soprattutto per le sue qualità, abbinate all’età (ottobre 1997 non ha ancora 16 anni e mezzo), fanno di lui in prospettiva appuntamento da seguire con grande attenzione. È arrivato a Palermo la scorsa estate: il direttore dell’area tecnica del club rossonero Giorgio Perinetti ne parlo con il ds del Trapani Daniele Faggiano. Alastra È nato lì, in uno dei posti più suggestivi del nostro paese, Erice, dove il tempo sembra essersi fermato. “Un posto tranquillo“, dice Fabrizio. Molto di più, aggiungiamo noi: una meraviglia da cui scorgere le Egadi immersi in un’atmosfera tra il medievale e il surreale.
“Sono stato contento di arrivare a Palermo, è un gruppo che ha una grande storia. È un obiettivo per cui sono stato in grado alla società, al direttore Perinetti E al direttore del settore giovanile Baccin Che mi hanno voluto, al Trapani che mi ha lasciato andare. Ma nei ringraziamenti non devo dimenticare nessuno, per cui da Campanella che il tecnico con cui ho fatto tutta la trafila fino al Trapani al mio primo preparatore Guaiana, fino a quello attuale Sicignano e al tecnico della Primavera Bosi che mi stanno aiutando a crescere“. Mio padre Gaspare mi portò al Trapani Junior club a quattro anni. Dopo un po’ cominciai a giocare sulla destra e a tutti gli effetti faceva il terzino. Fino a che non sono che il in porta e li sono rimasto. Sono juventino da sempre, ho avuto a lungo Buffon come riferimento, il portiere della squadra per cui tifavo. E che il portiere! Da un certo punto in poi mi sono appassionato a Casillas: la sua tranquillità, il suo modo di essere leader in campo e fuori“. Una tua dote e un tuo difetto: “comincio dal difetto: devo migliorare nelle uscite alte. Il pregio? Sono di ghiaccio, anche se sbaglio non lo faccio vedere e recupero subito la concentrazione mentale. Il portiere deve saper fare così. Non ha mai tempo di pensare agli errori in partita“. Un solo obiettivo: “l’esordio con il Palermo, quando sarà il momento: io aspetto“.
[Fonte Corriere dello Sport-Stadio]