Fabio Cudicini, conosciuto come il “Ragno Nero”, è stato uno dei portieri più iconici del calcio italiano. La sua carriera, culminata nel successo con il Milan, ha lasciato un segno indelebile nella storia del calcio. La sua eleganza, il carisma e le prestazioni straordinarie lo hanno reso una leggenda non solo per i tifosi rossoneri, ma per tutto il calcio europeo. Oggi ricordiamo la sua vita, la sua carriera e l’eredità che ha lasciato.
Il Ragno Nero ha lasciato il campo per l’ultima volta. Fabio Cudicini, uno dei portieri più iconici della storia del calcio italiano, si è spento ieri a Milano all’età di 89 anni. Triestino, alto 1,91 metri, era celebre per il suo stile elegante, la gentilezza e l’ironia. Soprannominato il “Ragno Nero”, aveva militato nell’Udinese, nella Roma e nel Brescia, prima di approdare al Milan a 32 anni, in quello che molti consideravano il tramonto della sua carriera. Contrariamente alle aspettative, giocò altre cinque stagioni con i rossoneri, vincendo tutto: scudetto, Coppa Italia, Coppa delle Coppe, Coppa dei Campioni e Coppa Intercontinentale.
Gli inizi e il passaggio al Milan
Nato a Trieste il 20 ottobre 1935, Fabio Cudicini ha iniziato la sua carriera con l’Udinese nella stagione 1955-56. Dopo aver militato nella Roma e nel Brescia, è arrivato al Milan nel 1967, quando molti lo consideravano ormai “a fine carriera”. Ma è stato proprio con i rossoneri che ha vissuto i suoi momenti più memorabili, vincendo tutti i trofei nazionali e internazionali esistenti all’epoca.
La notte di Manchester (15 maggio 1969)
La leggenda del “Ragno Nero” prende vita a Manchester, Old Trafford, il 15 maggio 1969, durante la semifinale di ritorno della Coppa dei Campioni. Dopo la vittoria per 2-0 del Milan a San Siro (reti di Sormani e Hamrin), il ritorno diventa il palcoscenico di una delle più grandi prestazioni di Fabio Cudicini.
Cudicini ricorderà: «C’era un rumore continuo, sordo, e quella gente era fuori di testa. Mi scaraventavano addosso di tutto: listelli con ganci di acciaio che si conficcavano nel terreno davanti alla mia porta. Alcuni mi colpivano sulla schiena e rimbalzavano. Il Manchester attaccava senza sosta e io cercavo di togliere le frecce. Avevo paura di buttarmi a terra: quei ganci avrebbero potuto rovinarmi. Ero già debilitato dalla mia schiena malandata, ma non mi tirai indietro. Poi mi colpì una bobina di filo di ferro e quasi svenni. Il dottor Monti arrivò e mi chiese: “Fabio, te la senti?”. Non capivo nulla, ma la prospettiva di lasciare il campo al giovane Vecchi mi diede la forza. Mi alzai pieno di dolori e dissi: “Ce la faccio, ce la faccio”.»
Quella notte fu una battaglia epica. Roberto Rosato, detto “Faccia d’Angelo”, venne aggredito dal feroce Nobby Stiles, noto come Nosferatu, e perse due denti. Alla domanda del medico: «Ce la fai, Robi?», rispose impassibile: «Non è niente, sono solo due denti».
A fine partita, l’allenatore del Manchester United, Matt Busby, commenta la straordinaria prestazione del portiere italiano: “In campo c’era Spider-Man, non era possibile fare di più. Avevamo già osservato questo portiere quando giocava con il Celtic. Fantastico. Abbiamo pensato: è come Jašin, un grande ragno vestito di nero. Tuttavia, abbiamo anche pensato: siamo il Manchester United, e i ragni, tutti i ragni, possiamo schiacciarli e bruciarli. E invece ci siamo sbagliati. I grandi portieri cambiano i tempi delle partite. Lui lo ha fatto e vincerà la Coppa dei Campioni.”
Cudicini, indomito, parò di tutto: palloni, oggetti lanciati, e perfino l’ostilità del pubblico inglese. Il Milan perse solo 1-0, abbastanza per avanzare e conquistare poi la Coppa dei Campioni. Quella notte consacrò Fabio Cudicini come il “Ragno Nero”, leggenda di un calcio fatto di forza, coraggio e resilienza.
Fonte La Gazzetta dello Sport del 9 Gennaio 2025