di Lorenzo Fabiano ( Gazzetta dello sport 05-10-2018)
Il portiere della Virtus è partito dal Gambia: dopo il Sahara e il mare, è rinato a Verona
Alla lingua italiana ancora non dà del tu, ma poco importa se le parole escono prima dagli occhi: quando lasciò il suo Gambia e partì in cerca di una nuova vita laggiù, oltre il deserto, oltre il mare dove dicono che ad attenderti ci sia un futuro migliore. Li chiamano i viaggi della speranza, ma il suo è l’inseguimento di un sogno: Sheikh, che nel suo paese d’origine giocava a pallone e guardava il nostro campionato in televisione, sognava di fare dei guantoni da portiere la sua professione prendendo a modello il suo idolo Gigi Buffon.
L’avventura. Otto mesi di cammino attraverso il Sahara per raggiungere le coste libiche e approdare a Lampedusa su un barcone di fortuna: “Arrivato in Sicilia, mi assegnarono a Verona al Centro di Accoglienza di Costagrande, dove rimasi per una ventina di giorni. Mi segnalarono a Luigi Fresco e fu così che mi trasferii qui alla Vita Virtus, la Onlus gestita dalla Virtus Verona che fa da accoglienza ai migranti”. Fresco fiuto le doti del giovane gambiano lo affidò alle cure di Massimo costa, il preparatore dei portieri, che per prima cosa gli affibbiò un nuovo nomignolo: “Sheikh con l’acca aspirata è difficile da pronunciare, allora lui iniziò a chiamarmi “Tano”, e così via via tutti gli altri – se la ride – Massimo è il mio maestro, gli devo molto. Mi ha affinato la tecnica e mi sta insegnando i segreti del mestiere”.
La scalata. Partito dalla juniores, “Tano” si è quindi guadagnato i galloni in prima squadra in serie D. Un campionato terminato ai play-off, la storica promozione dello scorso anno, e ora la serie C: “è una grande opportunità. La squadra sta dimostrando di poterci stare. L’importante è tenere sempre alta la guardia”. Sibi sa che la strada è lunga: “Sono giovane, ho solo vent’anni, e posso farcela costruirmi una carriera. Sogno un futuro in serie A, in Premier o nella Liga. Vorrei un giorno vestire la maglia della nazionale del mio paese. Lavoro duro per realizzare i miei sogni. Non ho paura. La paura non esiste“. In Italia Sheikh Sibi è arrivato con lo status di rifugiato per motivi umanitari; con il professionismo, ha oggi regolare permesso di lavoro. I genitori, suo fratello e sua sorella sono in Gambia, e spera lo possono raggiungere. A Verona, nella Virtus ha trovato una nuova famiglia e in Luigi fresco qualcosa di più che un allenatore: “gli devo tutto. Per me è come un padre”.