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Da Szczesny a Buffon, Pinsoglio svela il segreto dei portieri della Juve

di Giovanni Albanese (Tuttomercatoweb.com)

Una gran parata su Inglese (al 13’) con il Parma; e una su Allan (al 14’) con il Napoli. Poi gli altri prendono la scena, come spesso succede. Ma i due interventi compiuti da Szczesny sullo 0-0 nelle prime gare di campionato, classifica in mano, valgono almeno un pezzo di quel bottino pieno conquistato dalla Juventus. Il segreto di tale condizione raggiunta già all’inizio della stagione risponde come sempre al nome di Claudio Filippi, il preparatore dei portieri bianconeri.


É lui il maestro dei numeri uno, il più longevo dei collaboratori tecnici di Sarri per tempo di permanenza nel club. Classe 1965, romano: Filippi veste bianconero dal 2010, già dalla gestione Delneri. Al centro del progetto sia con Conte che con Allegri, successivamente, si ritrova quest’anno a lavorare nuovamente con Buffon, che ha mantenuto sul tetto del mondo nel suo ruolo per quasi un decennio, e Pinsoglio, che neanche due settimane lo ha indicato su Instagram: “Il miglior preparatore dei portieri!”.

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I limiti della tecnologia e il piede dei portieri

di Roberto Beccantini (Gazzetta dello sport)

La nuova regola sui rigori che «blocca» gli estremi difensori ha già fatto discutere in Supercoppa europea. E aggiunta alla Var…

Dalla carovana del campionato in partenza, un po’ Alice e un po’ paese delle meraviglie, isolo un piede, il piede che i portieri, sui calci di rigore, saranno obbligati a tenere incollato alla linea di porta. Uno solo, non più entrambi, così da permettere «maggiore mobilità» di tuffo. Sinceramente, non ne sentivo la mancanza ma non affiorato dall’epilogo della Supercoppa tra Liverpool e Chelsea.

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Parate amicizia e scherzi Juve, il clan dei portieri

di Paolo Pirisi (Tuttosport)

Szczesny, Buffon e Pinsoglio si allenano sempre insieme: ne è nato un club che si frequenta anche fuori dal campo

In ogni famiglia, esiste un capo. La cosiddetta persona che porta i pantaloni. Nel gruppo di portieri della Juventus l’identikit è presto fatto: Claudio Filippi, il preparatore apprezzato da tutti, considerato non solo un collaboratore tecnico, ma spesso persino un confidente, una persona con la quale potersi confrontare quotidianamente. L’armonia che si è creata giorno dopo giorno negli anni, sul campo, ha fatto sì che i numeri uno passati da Vinovo e dalla Continassa componessero una vera e propria famiglia. In cui tutti sono importanti. E tutti, allo stesso modo, indispensabili.

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Marco Garofalo è il nuovo allenatore dei portieri del Kilmarnock FC

Marco Garofalo è il nuovo allenatore dei portieri del Kilmarnock FC, società calcistica scozzese con sede nella città di Kilmarnock. Milita nella Scottish Premiership, la prima divisione scozzese. Al mister italiano è stato assegnato l’incarico di allenatore dei portieri della prima squadra e coordinatore degli allenatori dei portieri del settore giovanile.

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La A in mani straniere. Il declino dei portieri italiani, Zoff: una scuola in crisi

Manca la fascia media. Si lavora sui piedi e poco sulla tecnica. Di Carlos Passerini, Corriere della sera 17-07-2019

La serie A è in mano straniere. O meglio in guanti. Perché straniero sarà più di un portiere su due della prossima serie A. 11 titolari solventi. Poi, certo, il campo magari rimescolare era le carte. Per ora però i “campetti” sui giornali sportivi non mentono: più del 50%. Una statistica che suggerisce inevitabilmente una domanda: Dove sono finiti i numeri uno italiani? Oppure c’è una crisi di vocazione? Solo una questione di moda? Di esterofilia? Oppure c’è una crisi di vocazione? Un vuoto generazionale?

Dino Zoff non ha dubbi: “la scuola è in crisi. E la colpa è tutta del metodo di allenamento. Oggi si lavora molto sui piedi e poco sulla tecnica specifica del ruolo. Cosa serve che un portiere faccia ripartire bene l’azione se poi non azzecca un’uscita o non blocca un pallone che sia uno? La verità è che per anni abbiamo insegnato resto al mondo e ora siamo rimasti indietro”. Secondo l’ex numero uno il problema riguarda “soprattutto la classe media”. Non è un caso che per la porta della nazionale siamo coperti, e per un bel pezzo: Donnarumma 20 anni, Meret 22, Audero 22, Cragno 25, Plizzari 19. Il guaio è la base. “È sparita la figura del portiere affidabile, quello che magari non fa miracoli ma acchiappa tutto quello che si può acchiappare” chiude Zoff. Anche i dati storici dicono che qualcosa è successo, che qualcosa è cambiato. Nel 1995/1996 in A c’erano 18 italiani titolari su 18. Nel 2005/2006 16 su 20. Nel 2010/2011 12 su 20. La questione fu sollevata già da un altro grande numero uno, Walter Zenga, che in un’intervista alla gazzetta dello sport di qualche anno fa individuava però altre ragioni: “c’entrano selezione, crescita, tenacia. Ma anche la fiducia da parte degli allenatori e delle società”. Le quali, è storia nota, hanno spesso più convenienza nell’acquistare dall’estero. È così che si arriva 11 su 20. Elenchiamoli: il polacco Szczesny alla Juve, lo sloveno Handanovic all’Inter, lo spagnolo Pau Lopez alla Roma, l’albanese Strakosha alla Lazio, il polacco Dragowski alla Fiorentina, il romeno Radu al Genoa, l’argentino Musso all’Udinese, il polacco Skorupski al Bologna, l’albanese Berisha alla Spal, il finlandese Joronen al Brescia, il brasiliano Gabriel al Lecce. Dalla Polonia ben tre titolari. Il feeling fra i calciatori polacchi e il nostro torneo è ormai un’evidenza da anni, la novità è che ora importiamo anche i numeri uno. Ma non è questa l’unica curiosità. Colpisce anche il fatto che per i portieri che arrivano da oltreconfine adesso si investano parecchi soldi. La Roma ha pagato Pau Lopez quasi 30 milioni al Betis Siviglia. È il portiere più costoso della storia del club giallorosso, che sogna di ripetere l’affare Alisson, preso a 8 milioni nel 2016 e rivenduto a 72 nel 2018. Doveva essere però così anche un’estate fa con Olsen, rivelatosi poi un impiastro. Il Brescia di Cellino, fin qui estremamente cauto sul mercato, ha sborsato la bellezza di 5 milioni per Joronen: per una neo promossa solo un mucchio di quattrini. Siamo di fronte a una nuova bolla, dopo quella dei difensori?

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Berni, pazienza e libri. Il portiere ha rinnovato ma non gioca da sei anni

Fonte Corriere della sera

Zero minuti in sei anni sono un record. Non negativo, piuttosto di professionalità, abnegazione, pazienza. Tommaso Berni è il giocatore che non gioca mai. L’Inter però a lui non rinuncia, anzi qualche giorno fa gli ha rinnovato fino al 2020 il contratto per la sesta stagione nerazzurra. A 36 anni il terzo portiere interista e uno stakanovista, sempre presente agli allenamenti, 80 volte finito in panchina, ma mai, neanche per un minuto in nessuna competizione, schierato in campo da quando veste la maglia nerazzurra. Giocatore in settimana, tifoso la domenica. Berni è un recordman. Prima dell’Inter giocava (anzi non giocava) al Torino, e da sei anni ormai non entra in campo: in serie A nessuno è come lui. L’ultima presenza e datata 28 ottobre 2012: Sampdoria-Cagliari 0-1. La sua carriera si è congelata lì, con il gol subito al 2′ della ripresa su un colpo di testa di Daniele Dessena.

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Sirigu meglio di Alisson. È del Toro la difesa d’Europa

I granata hanno la striscia di imbattibilità in corso più lunga nei cinque campionati più quotati

di Guglielmo Buccheri – La Stampa 5-3-2019

Diventare la fortezza d’Europa è motivo di orgoglio e, di conseguenza, una medaglia che dà ancor più prestigio al cammino del Toro. Salvatore Sirigu, portiere granata, non prende gol da 557’, la serie «aperta» più lunga in giro per i campionati europei con il bollino di qualità scritto all’ingresso.
Sirigu precede il collega Ederson del Manchester City (439’ da imbattuto), Alisson del Liverpool (422’), Caillard del Guingamp (325’) e Oblak prossimo avversario della Juve nel ritorno degli ottavi di Champions (286’). Tutti, a parte il giovane francese Caillard, numeri uno del ruolo in fatto di credibilità, cartellino ed ingaggio. Alcuni da record come Alisson pagato 72 milioni di euro o Ederson costato 40 milioni.

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