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Intervista a Francesco Farioli, Aspire Academy

Francesco Farioli campo

La redazione ha avuto il piacere è l’occasione di intervistare il Mister Francesco Farioli, allenatore dei portieri in Qatar presso Aspire Academy. Nell’augurarvi una buona lettura, cogliamo l’occasione per ringraziarlo e fargli un grande in bocca al lupo.

Chi è Francesco Farioli?

Mi definirei come un sognatore pragmatico. Sono un giovane 26enne con il cassetto pieno di sogni e di idee, con una laurea in Filosofia che mi aiuta a cercare di vedere le cose anche da un’altra prospettiva e con una famiglia semplice alla spalle che mi ha insegnato a credere nelle proprie idee, ma soprattutto a lavorare sodo e con costanza, giorno dopo giorno. “I grandi palazzi si costruiscono un mattoncino alla volta” mi hanno sempre detto. Una tesi dedicata al ruolo del Portiere, intitolata “Filosofia del gioco: l’estetica del calcio e il ruolo del Portiere.”, una in itinere in Scienze Motorie, ma soprattutto tanto tanto lavoro, sul campo e fuori. “Perchè si è Portieri in campo, ma anche nella vita.” Dopo una carriera da Portiere dilettante, tra promozione e seconda categoria, su invito del mio ex allenatore dei portieri Paolo Galardi (da sette stagioni allenatore dei Portieri della prima squadra del Montemurlo, Serie D) ho iniziato ad allenare i piccolini, all’età di 19 anni. Le prime due stagioni mi sono diviso tra la scuola calcio del Margine Coperta (un importante settore giovanile toscano guidato da Antonio Bongiorni, talent scout dell’atalanta, nella quale ho giocato per 10 anni) e Montemurlo. Poi, a 21 anni, la prima occasione. Ennio Quintavalle, Presidente onorario di Apport, mi chiama un pomeriggio di fine giugno e mi dice: “France, c’è una squadra di Eccellenza che cerca un Preparatore dei Portieri. Ho parlato con il Direttore Bicchierai e gli ho fatto il tuo nome. Te la senti?” Neanche finita la telefonata ed ero già a Borgo San Lorenzo, a più di 100 km da casa. Un impegno grande e un grande salto, per me che ero novello sia come giocatore che ancor di più come allenatore. Ricordo ancora la prima volta in sede alla Fortis Juventus… mi sembrò di entrare nella sede del Santiago Bernabeu. Una società con anni di serie D alla spalle, mi sentii piccolo piccolo. Ma andò bene. E a luglio partimmo. Super squadra, fatta per vincere. Guidati da Mr. Bonuccelli, arrivammo secondi in campionato, qualche infortunio di troppo o qualcos’altro che andò storto. Ancora oggi ce lo chiediamo, ma alla fine, dopo i buoni risultati ottenuti ai Play-Off nazionali, fummo ripescati in Serie D. La società fu ripescata a metà luglio, tra un cambio di presidenza e l’altro. Nel frattempo ricevetti una proposta dal Direttore Raffaele Pinzani per andare a lavorare a Rosignano, Serie D. Ancora lontano da casa, pochi soldi. Ma volevo fare l’esperienza di una nuova categoria. Partimmo forte, ma a novembre la società, era sulla via del fallimento. E quindi via, quelli da fuori, tutti a casa. Quell’allontamento di massa, mi consentì di finire i miei studi e di cercare e ricercare nuove soluzioni. Andai a vedere molti allenamenti (Spinosa a Chievo, Marchisio ad Empoli e tante partite). A dicembre avevo già trovato squadra, la Fortis Juventus mi aveva richiamato per riorganizzare il settore giovanile e riprendere l’incarico della prima squadra. A fine maggio, la cosa fu ufficiale. Decisi di portare con me Daniele Cardelli, portiere classe ’95, che avevo allenato a Margine Coperta da bambino e, al tempo, terzo portiere della primavera dell’Empoli. Non trovava spazio perché i soli 180 cm a sua disposizione non lo rendevano portiere futuribile. Andammo decisi su di lui, ma le prime tre partite furono difficili e se il Direttore non fosse stato dalla mia parte, la società avrebbe fatto altre scelte. Finimmo il campionato nelle prime cinque posizioni, Daniele convocato in rappresentativa e pronto al salto nei professionisti, direzione Pontedera. Adesso, glielo auguro, è uno degli obiettivi di mercato del Sassuolo. Strana la vita no? Tanto strana che a fine stagione mandarono via il direttore Bicchierai e decisi di seguirlo, aspettando un’altra chiamata per lavorare ancora insieme. Chiamata che, purtroppo, non arrivò. Era metà luglio, squadre quasi tutte pronte a partire per i ritiri. Suona il telefono, Moreno Bolognesi, preparatore dei portieri della Lucchese: “France, come stai? Hai trovato squadra? Te lo chiedo perché ho problemi con il lavoro e non riesco a conciliare le cose… se sei ancora libero, faccio il tuo nome.” La mattina dopo, ero in campo a lavorare con la Lucchese. La Lega Pro 1 a venticinque anni. Un sogno che si realizzava, dopo due mesi da incubo. La partenza difficoltosa, poi l’arrivo di Giovanni Galli e a seguire quello di Mister Galderisi e del Vice Cavalletto. 7 mesi bellissimi. Poi ancora un cambio, arriva Mister Baldini. La Lucchese mi conferma l’incarico e mi dà mandato di monitorare anche la metodologia del lavoro dell’area portieri del settore giovanile. In questi mesi l’opportunità di partecipare al corso master di Coverciano per allenatore dei portieri (tra i docenti anche Mister Claudio Filippi e Mister Gianluca Spinelli). A fine ottobre Mister Baldini è esonerato e io decido di dare le dimissioni, aspettando una nuova opportunità, che si concretizza da lì a breve. Si aprono le porte del Qatar, destinazione Doha. Ed eccoci qua, all’Aspire Academy a raccontarvi questa nuova esperienza.

Qui in Qatar ci sono innumerevoli differenze. Mi verrebbe da dire che è un altro mondo. Nel bene, ma anche nel male. Uno stile di vita diverso, usi e costumi lontani anni luce dai nostri, una burocrazia assurda e poi il lavoro in campo. Pur lavorando con i ragazzi delle nazionali giovanili, il livello iniziale dei ragazzi è molto basso, soprattutto dal punto di vista mentale. Solo dopo anni in Aspire riescono ad acquisire la mentalità del professionista.

Il campionato di prima divisione (Qatar Stars League) è composto da 14 squadre, la maggior parte di esse con sede a Doha. Il livello tecnico è in crescita, grazie ai giovani che provengono da Aspire e ai giocatori esteri che, se prima venivano a finire la loro carriera qui (succede ancora, vedi Xavi o altri), adesso stanno prendendo questa meta come opportunità di passaggio nel fior fiore della loro carriera. La loro Serie B è un campionato di basso livello di cui, ad oggi, non ho molte informazioni.

Aspire

Quali differenze ha riscontrato tra il settore giovanile italiano e quello in Qatar?

Due cose sono abissali: il punto di vista e il tempo. Qui ho imparato a valutare le cose buone dei giocatori, perchè se guardassimo fin dall’inizio cosa gli manca. Beh… probabilmente non partiremo nemmeno. In italia troppo spesso bolliamo i giocatori con etichette pesanti (ricordate la storia di Cardelli no?), ma che non sempre sono veritiere al 100%. Per quanto riguarda l’altra differenza vi stavo raccontando del tempo. Qui c’è la necessità di costruire giocatori dal niente. Zero cultura, poca qualità di base, ma la convinzione profonda che il lavoro possa dare i frutti sperati. Si lavora con lungimiranza e in prospettiva.
Per costruire giocatori, non per vincere le partite.
Le nostre U12, U13 quando giocano contro le altre nazionali pari età prendono anche 10-11 goal a partita. Eppure si cerca di valutare i progressi e, il giorno dopo, ancora a lavoro, più forte di prima. Passano gli anni e vedi l’U23 del Qatar (1 milione di abitanti o poco più) battere la Cina (1 MILARDO e mezzo di abitanti). E ti chiedi come sia possibile. La risposta? Il tempo. Darsi tempo e impegarlo al meglio. I nostri ragazzi vengono inondati di lavoro. 7 allenamenti settimanali, didattica in aula, analisi video ed esami scritti sui principi di gioco. Un modo quasi traumatico di rompere con le loro abitudini e creare un nuovo modo di vivere e vedere il calcio.

Qual è stata la sua esperienza nel settore giovanile? Cosa pensa sia necessario insegnare?

Esperienza con il settore giovanile non molta, ma quella che ho avuto è stata su piani diversi. Due anni sul campo, poi, sia alla Fortis che alla Lucchese come supervisore, ed oggi di nuovo in campo. Nei primi due anni ho provato a trasmettere il mio modo di essere portiere. Tecnica, tecnica e ancora tecnica. Ho trasmesso quello che mi avevano insegnato. Nelle ultime due esperienze ho provato a trovare un’altra strada, che riuscissi a dare le stesse competenze tecniche, ma soprattutto introducesse i ragazzi a capire la partita, a comprendere il gioco, a risolvere la situazione.

La sua idea di prestazione del portiere?

Un portiere che domini la partita. Coraggioso e sicuro. Che abbia buone mani e possibilmente anche buoni piedi, ma soprattutto che sia capace di leggere la partita e capirla.
Sembrerà strano, ma a me piace osservare e valutare il Portiere quando la palla è nell’altra aria di rigore.

Qual è la tua settimana tipo?

Per parlare della settimana tipo, devo fare riferimento all’esperienza di Lucca.
Qui sarebbe impossibile fare questo ragionamento. Lavoriamo per blocchi di lavoro di due settimane concentrati su una sotto categoria di un argomento che sviluppiamo per un totale di sei settimane. La settimana tipo è quella che ovviamente va da Domenica a Domenica, una settima di 8 giorni. Perchè non possiamo perderci il punto di partenza, che è la partita appena giocata. L’analisi qualitativa e quantitativa (carico fisico e mentale).

Di seguito lo schema generale della settimana tipo.

Francesco Farioli, settimana tipo
Francesco Farioli, settimana tipo

Come struttura la seduta di allenamento?

Dipende molto dalla giornata, diciamo che il punto di partenza fondamentale è il lavoro della squadra. Per i tempi a disposizione, ma soprattutto per gli obiettivi che l’allenamento ha.
Come struttura generale l’allenamento parte con una serie di lavori individuali specifici (coordinativi/preventivi/compensativi) in palestra (20-25 minuti prima dell’allenamento, almeno 3 volte a settimana). Un’attivazione ludica in campo di 10 minuti, con gioco a tema sull’argomento centrale dell’allenamento. 5/6 minuti di lavoro analitico e 15-20 minuti di sviluppo situazionale (generale o specifico), più lavoro con la squadra (solitamente un’esercitazione a tema e una partita a tema).

Utilizza attrezzature di allenamento particolari?

Partiamo da un concetto: per allenare ed allenarsi, serve un campo, un pallone ed un giocatore. Condizioni sufficienti e necessarie. A tutti gli stage a cui ho partecipato come relatore ho sempre cercato di proporre esercitazioni con l’utilizzo di palloni e massimo 6 cinesi, perché credo sia importante capire che si può lavorare veramente con poco, ma è anche vero che, tutto quello che c’è in più, sposta il livello d’allenamento e dell’attenzione. Sia chiaro, l’allenamento non è da confondere con una bella apparecchiatura in campo. Non si prescinde dalle idee, dai concetti, dai principi e dagli obiettivi, ma è anche vero, contro ogni retorica, che i mezzi possono aiutare a fare la differenza. In primis il campo (le condizioni del campo) e lo spazio a disposizione. Il portiere si deve allenare in Porta con uno spazio sufficiente ad allenare palle alte o costruzione del gioco. Impossibile chiedere ad un portiere di migliorare l’uscite o i rinvii se si allena in un angolo del campo 10×10. Questa deve essere la nostra prima e insostituibile battaglia. Al secondo posto, metterei senza dubbio la mia GoPro. Riprendere gli allenamenti ed avere immediatamente il riscontro del lavoro fatto mi consente innanzi tutto di autovalutare le mie proposte, capire se gli obiettivi e l’intensità del lavoro sono stati centrati. Ovviamente, l’immagine parla chiaro, e ci consente di osservare e capire dove poter intervenire, dando coscienza al nostro atleta della sua situazione, nei suoi punti migliorabili, ma anche nelle sue certezze. Come dice Antonio Conte “l’immagine inchioda” ed io sono un maniaco del video. Riprendo tutti gli allenamenti, a fine seduta li riguardo, seleziono le parti che reputo più interessanti e le archivio. In media consumo un Hard Disk ogni tre mesi. Da qui in avanti tutto è un surplus, che tuttavia reputo utilissimo. Dalle sagome gonfiabili, alla tanto criticata sparapalloni che, in questi primi giorni a Doha, ho avuto l’opportunità di testare dal vivo. Ogni variabile ha la sua valenza, aumenta il numero delle possibilità e, logica vuole, che di per se già questo basti a capire l’importanza dell’attrezzatura, purché essa trovi un contesto entro il quale possa essere funzionale.

Lavorando nel settore giovanile, lei (o lo staff dei preparatori fisici) ha programmato dei lavori di forza? Se si come? Quali sono gli obiettivi?

La distinzione è chiara. Nella mia ultima esperienza di Lucca, lavoravamo 3 volte a settimana sulla forza. Avendo un portiere esperto, 34 anni, abbiamo deciso di improntare un programma di lavoro sulla forza massima, riducendo sensibilmente le stimolazioni pliometriche. Mentre con gli altri portieri, nel pieno della loro forma fisica, salvo problematiche specifiche, hanno sempre svolto il carico completo, partendo prima dalla base tecnica per l’esecuzione dei movimenti (si pensi all’importanza della tecnica della girata o strappo, piuttosto che di un semplice squat) fino ad arrivare a sovraccarichi modulati in base a test mensili portati avanti con l’ausilio esterno del Dott. Francesco Bruni e, in precedenza, del Dott. Luca Barni.
All’Aspire l’area fisica è coordinata da Valter Di Salvo (Director of Football Performance & Science, ex Preparatore Atletico di Lazio, Manchester e Real Madrid), da Daniele Bonanno (Head of Football Strenght & Conditioning Coach) e da Mattia Modonutti (Coordinator Football Performance & Science). Il lavoro con i ragazzi è individualizzato e seguito con costanza. In primis si cerca di dare un vissuto motorio il più ampio possibile, attraverso l’utilizzo di open-skills multidisciplinari (pallamano, pallavolo, basket ecc ecc). Un importante lavoro preventivo obbligatorio per tutti i calciatori (injury prevention) e specifico (in caso di necessità, obbligatorio per tutti i portieri quella alle spalle), core stability e sviluppo delle differenti tipologie di forza. Il lavoro è monitorato da una batteria di test molto articolata, ripetuta con frequenza trimestrale. L’obiettivo, come detto, è creare in primis una struttura solida, ma anche capace di risolvere le situazioni che in campo si troverà ad affrontare, competendo con forza e vigore su ogni pallone.

Francesco Farioli ad Aspire

Con l’occasione voglio ringraziarvi per il grande lavoro che state portando avanti per il ruolo del Portiere e del suo allenamento.
Inoltre vorrei ringraziare personalmente sia Mr. Marco Garofalo per questa bella intervista, sia Mr. Claudio Filippi per l’interessante scambio di punti di vista di qualche settimana fa, per il tempo che entrambi hanno voluto dedicarmi nonostante i loro importanti impegni professionali.

Francesco.

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The Fillippi Shield: pubblichiamo i tuoi video!

Oliver Baumann e Michael Rechner
Il mister Michael Rechner del 1899 Hoffenheim e Oliver Baumann sta usando The Filippi Shield per l’allenamento dei portieri. Grazie mille per questo video!
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La redazione è da sempre attenta alle innovazioni apportate nelle sedute di allenamento, con la convinzione che quelle di oggi formano gli standard di domani. Per questo motivo abbiamo deciso di proporvi un’iniziativa che speriamo possa piacervi.
Se siete dei possessori di uno scudo e avete girato dei video, potete inviarlo alla redazione. Ilnumero1.it li pubblicherà sui canali social (Facebook, Twitter e Instagram) e in una pagina web (in allestimento) sul blog.Un’occasione unica per vedervi all’opera e condividere i vostri allenamenti!Vi ricordiamo che potere inviarci i video tramite Facebook o Wetransfer (info@ilnumero1.it)

 

Coaches Michael Rechner (1899 Hoffenheim) and goalkeeper Oliver Baumann are employing the Filippi Shlield to train goalkeepers. Thank you so much for this video!

The newsroom has always been careful about innovations during training sessions and it has the certainty that they will be soon and easily assimilated. That is why we have decided to suggest you a venture which we hope you will appreciate.

If you own a shield and you filmed some videos you could send them to the newsroom. The website Ilnumero.it will post it both on social networks such as Facebook , Twitter and Instagram and in a webpage which is still being set up. It is a unique opportunity to watch yourself playing and share your training sessions.

We remind you that you can send us your videos through Facebook or Wetransfer (info@ilnumero1.it)

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The Bilderberg International Goalkeeping Conference: il video del congresso

The Bilderberg International Goalkeeping Conference

Un utente di YouTube ha rilasciato un bellissimo video riassuntivo del congresso The Bilderberg International Goalkeeping Conference, (organizzato da Pro Goal), tenutosi nelle giornate del 10-11 e 12 Novembre 2015. Ricordiamo che il Mister Claudio Filippi è stato uno dei relatori del congresso. Insieme a lui: Peter shilton, Luis Llopis (Real Madrid), Walter Harth, Hugo Oliveira (Benfica), John van der Kam, Stanley Menzo e Christophe Lollichon (Chelsea). Nel momento in cui vi stiamo scrivendo, il video in cui è possibile vedere in azione The Filippi Shield postato in questo articolo: Claudio Filippi e AIR-Body al The Bildenberg International Goalkeeping Conference ha totalizzato 1,6mln di visualizzazioni. Un risultato eccezionale!!

Vi ricordiamo che per avere maggiori informarzioni su The Filippi shield, potete visitare il nostro articolo.

Potete raggiungere il video completo al seguente link: video completo.

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I primi 20 anni di Buffon: il mondo del calcio lo celebra

Buffon superman

Meritavamo di vincere ma non ci siamo riusciti perché ci siamo trovati davanti Buffon“. Queste le parole a caldo dell’ex tecnico dell’AC Milan, Fabio Capello, dopo il pareggio a reti bianche contro il Parma quel 19 novembre 1995.

Nella giornata di ieri, il mondo del calcio ha trattato l’argomento con un forte interesse. La Redazione nell’augurargli ancora tanti successi, gli dedica una raccolta degli articoli e delle dediche a nostro giudizio più significative. Inoltre abbiamo creato una clip di tutte le azioni di parate svolte dal portiere e capitano della Juventus e dalla nazionale italiana durante l’ultima Champions League (2014-2015). Anche se ormai è acqua passata, riguardando il filmato, resta un mistero l’esclusione dalla lista per il Pallone D’oro…

Intervista di Gianluigi Buffon a UEFA.com:

Quando ho cominciato a giocare, come tutti i bambini, non facevo il portiere. Mi piaceva fare gol; alla fine tutto sta nel mettere la palla in rete. Dai sei o sette anni, ho cominciato a giocare a centrocampo, o da libero, e mi piaceva molto ad essere sincero. Ero un bambino molto vivace“. Buffon era ancora un centrocampista nel 1988, quando ha giocato per la prima volta a San Siro. Era una partita tra le rappresentative dei bambini di Toscana e Veneto. “Ma forse il destino ha voluto facessi il portiere. Mio padre mi suggerì di cambiare ruolo e di provare a giocare in porta. A me piaceva sempre trovarmi al centro del gioco, ma anche fare nuove esperienze. E alla fine decisi di provare a fare il portiere per un anno, dopo il quale sarei tornato a giocare in mezzo al campo. Dopo appena cinque o sei mesi sono diventato un buon portiere. Probabilmente avevo un certo talento in quel ruolo e subito tutti hanno cominciato ad accorgersene. Un anno dopo ero già il portiere del Parma. Il mio primo ricordo della nazionale risale alla Coppa del Mondo del 1982. Ricordo quei giorni a casa nostra o da mio zio, con tutta la famiglia, con le cene interminabili guardando le partite. Ricordo anche che durante le partite io uscivo fuori o in balcone a giocare. È bello ricordare le urla di gioia e delusione che sentivo dal balcone“.

#numeroUno

Posted by Gianluigi Buffon on Venerdì 20 novembre 2015

In occasione dei 20 anni dal debutto in Serie A di Buffon, Nevio Scala ha parlato in esclusiva a 4-4-2 della scelta fatta in quel novembre ’95:

Quando si fece male Luca Bucci abbiamo scelto Gigi, il terzo portiere. Ci aveva sorpreso in allenamento. Chiesi consiglio a Enzo Di Palma, allenatore dei portieri, che rispose: ‘Gigi è un fenomeno, ma ricordati che giochiamo con il Milan di Capello’. È stato un rischio, poi è diventato il migliore di sempre. Ero solito passare per le camere il sabato sera per comunicare ai ragazzi chi dovesse scendere in campo nella partita. Quel giorno andai da lui e gli dissi: ‘E se ti facessi giocare?’ Lui mi rispose in maniera secca: ‘E che problemi ci sono, mister?’ Ecco, questa è la sicurezza che Gigi ha sempre dimostrato, anche in campo. Buffon può essere considerato il miglior portiere di sempre? Per Scala non ci sono dubbi: “Lo è, sicuramente. Proprio perché ha delle qualità che altri portieri non hanno. Noi ora lo stiamo paragonando a portieri che giocavano in epoche diverse, con un altro gioco, più lento. Lui invece ha giocato in un calcio veloce, dinamico, e questo va ancora una volta a rafforzare le sue capacità. Lui rende facili le cose difficili e questo per un portiere è al cosa più bella“. E se Buffon festeggia oggi i suoi vent’anni tra i professionisti, c’è un altro portiere, sempre di nome Gianluigi, che sta sorprendendo tutti in questa prima fase di campionato: Gigio Donnarumma, baby talento del Milan, che ha come idolo proprio Superman: “Considerarlo in questo momento più forte di Gigi non è una cosa scontata: ha delle qualità importantissime, perché debuttare a 16 anni e mezzo è una cosa estremamente incredibile, ma per arrivare dove è arrivato Buffon, in paradiso, deve lavorare, confermare e migliorare quello che sta facendo adesso. Arrivare è facile, sì, ma continuare e raggiungere un grande come Gigi è un’altra cosa“.

La Gazzetta dello Sport ha chiesto un parere su Buffon a vari personaggi del mondo del calcio. Questa l’analisi di Sebastiano Vernazza:

Domanda a bruciapelo: chi sono i cinque più grandi portieri della storia? Vietato consultare internet, obbligatorio rispondere d’istinto. La nostra «top five» di botto: Zamora, Jascin, Banks, Zoff e Buffon, e li abbiamo elencati in ordine di apparizione, non per titoli o qualità. Ricardo Zamora lo spagnolo troppo forte, che al Mondiale del ‘34 costrinse Mussolini a intervenire per tenerlo fuori; Lev Jascin il sovietico, unico Pallone d’oro del ruolo; Gordon Banks, l’inglese autore della «parata del ventesimo secolo», su Pelé al Mondiale ‘70; Dino Zoff, il friulano essenziale, le sue mani sulla Coppa del 1982 rese immortali da Renato Guttuso; e Gigi Buffon, pilastro del Muro di Berlino 2006.

Tra gli italiani abbiamo escluso Combi, nel mondo ci siamo «dimenticati» di Neuer
il migliore oggi, ma Buffon nei cinque di
ogni tempo entrerebbe lo stesso, perché ha segnato un’epoca e rimane riferimento di qualunque ragazzo aspiri a piazzarsi tra i pali. SuperGigi è stato il primo fenomeno dopo la rivoluzione delle regole del ruolo. La frontiera del 1992, quando al portiere venne impedito di prendere con le mani il passaggio di un compagno: a seguire altri inasprimenti nel nome dello spettacolo. Buffon ha ricreato gli anticorpi della categoria, sempre più esposta a rischi ed errori. Ogni collega contemporaneo gli deve qualcosa. Chiedete a un portiere attuale chi è stato (è) il suo modello. Facilmente, di getto, risponderà così: «Gigi Buffon».

Corriere dello Sport, di Furio Zara

Un arcobaleno dura un attimo, una zanzara vive un giorno, una rosa tre, un’idea geniale il tempo di dimenticarla, una canzone dura il giro di un’estate, un amore qualche volta di più, un governo di solito pure troppo, una condanna anche meno, uno smartphone nelle mani di un adolescente non arriva a chiudere l’anno, una macchina dopo 10 anni è da rottamare; ma Gigi Buffon sta qui da vent’anni secchi e noi lo celebriamo per aver messo in fila due decenni di calcio, per essersi lasciato alle spalle centinaia di onesti mestieranti e una manciata di campioni alla sua altezza e in fondo per essere rimasto quello che vent’anni fa – 19 novembre 1995 – si avviò in porta tra l’incredulità della gente. “La mia corsetta fu salutata da applausi timidi. Ma fu l’unica cosa timida di quella partita. Feci quattro, cinque cose sensazionali, con decisione. Ebbi anche un po’ di fortuna, ma fortunate la devi andare a cercare”, come ha raccontato nella sua autobiografia. C’è già tutto qui. La spavalderia, la coscienza di sé, la certezza che può parare in tuffo anche semini delle olive, se te li tirano addosso, ma se l’abbia bendata guarda da un’altra parte allora sei fritto.

L’entrata in scena. Quell’anno Parma Buffon era – in teoria – il quarto portiere. Ma Galli litigo con scala e se ne andò subito, Bucci si fece male e Nista, preso per l’emergenza, si mise in fila, perché aveva già capito che la storia stava prendendo un’altra direzione. Parma-Milan finisce 0-0, ma vince lui, il diciassettenne che gira con un vespino 50, dà del tu – unico della squadra – al suo principale e quasi coetaneo Stefano Tanzi, becca multe di 1 milione (di lire, c’erano ancora le lire) che però non paga. La prima parata la fa dopo 13 minuti, respingendo un tiro di Eranio. In tribuna al Tardini si danno di gomito: hai visto? Nelle foto ufficiali, quelli che si fanno prima del fischio inizio Gigi non c’è, perché dopo essere entrato in campo è andato direttamente in porta, come fa quando gioca con la Primavera. A solo 17 anni. Genio precoce? Si. Mozart a sei anni faceva Pelé col violino, a 21 Leopardi aveva già scritto “l’infinito” mica jingle Bells. Quel giorno in Serie A succedono un sacco di cose: Rui Costa non gradisce la sostituzione mando il suo allenatore, Ranieri a scopare il mare, Lippi litiga in diretta televisiva con l’allora opinionista Rai Agroppi, in Argentina un sondaggio dice che 1 milione di persone vuole Maradona presidente della Repubblica, El Pibe gongola e si candida, ma alla fine nessuno lo prende sul serio. Cinque anni prima del debutto in A, estate del 1990, il ragazzino era salito in camera a piangere la sua frustrazione perché il Camerun era stato eliminato dai mondiali e il suo eroe, Thomas N’Kono, usciva di scena da leone, però domato. Pochi mesi dopo firmerà il suo primo contratto da professionista: 300 milioni di lire per cinque anni.

Oltre il limite. Vent’anni dopo Buffon ha il viso segnato da qualche ruga in più, ha maturato una saggezza nuova, senza perdere la leggerezza si è scoperto un uomo, a breve diventerà padre per la terza volta, maschio anche stavolta come se il destino gli avesse messo già i guanti sulla culla, se la prende con ironia (giustamente) se la gente del pallone d’oro si scorda di lui, va incravattato da Fabio Fazio e fissa il limite, 2018, e poi se la ride perché dice che alla sua età gli anni valgono sette volte, come i cani. In questi anni si è “zoffizzato”, avete notato il timbro di voce sempre più simile a quello del grande Dino? Ha asciugato il suo modo di giocare, sempre più essenziale; come Zoff quando divenne un francobollo – a quarant’anni dopo aver trionfato al mondiale spagnolo – anche lui ha trovato il proprio posto nel mondo, lì, tra i pali. E fa niente se gli acciacchi in questi ultimi tempi lo colgono di sorpresa con più frequenza: è di queste ore la notizia che durante Italia-Romania di martedì sera al Dall’Ara ha accusato un dolore al flessore della coscia destra E che la sua presenza con il Milan, Sabato, ora è indubbio. Oh, ancora il Milan. Come vent’anni fa. Come quando Buffon cominciava a fare Buffon. Il fenomeno. Ieri, oggi. Vent’anni secchi. Tra l’incredulità della gente. Mica la sua.

Ecco le dediche sui vari soglia network:

20 years of Superman Buffon… #UCL Un video pubblicato da @uefachampionsleague in data:

#Buffon made his #SerieA debut 20 years go today! #Juventus #Juve #UCL

Una foto pubblicata da @uefachampionsleague in data:

Best goalkeeper of all times !!! #20years #gigibuffon @gianluigibuffon Una foto pubblicata da Marco Materazzi (@iomatrix23) in data:

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Claudio Filippi e AIR-Body al The Bildenberg International Goalkeeping Conference

L’evento The Bilderberg International Goalkeeping Conference, organizzato da Pro Goal, nelle giornate del 10-11 e 12 Novembre, ha visto come protagonista il Mister Claudio Filippi. L’allenatore dei portieri della Juventus è volato in Olanda intervendo prima nella sala meeting e succesivamente in campo.

Claudio Filippi with "Filippi Shield" and AIR-Body at The Bildenberg International Goalkeeping Conference

Posted by AIR-Body on Mercoledì 11 novembre 2015

Vi ricordiamo che per avere maggiori informarzioni su The Filippi shield, potete visitare il nostro articolo.

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I portieri smontabili nel campionato a più teste

Pubblichiamo l’articolo di Roberto Beccantini “I portieri smontabili nel campionato a più teste” sul Fatto Quotidiano del 03-11-2015.

Un tempo era Zoff. In vetta si alternano Inter, Fiorentina e Roma. I protagonisti dell’alternanza (anche in negativo) sono spesso tra i pali.

In principio fu l’Inter, con cinque vittorie. Poi Fiorentina e Inter. Quindi Fiorentina, senza scorta. Altro giro, altro regalo, altra capolista: la Roma. Fino all’ultima coppia, ancora Inter e ancora Fiorentina. Evviva il mal di testa: aiuta spalmare le emozioni e a distribuire ambizioni da scudetto che, se escludiamo la Roma, nessuno covava. Continua a leggere I portieri smontabili nel campionato a più teste

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Filippi shield

Filippi shield

Dalla Germania è disponibile un nuovo strumento per l’allenamento dei portieri: The Filippi shield. Nato dalla collaborazione del Mister Claudio Filippi e Air-Body (l’azienda degli Air-Body), lo scudo pesa appena 2550 gr. Costruito con materiale resistente, repellente all’acqua e particolarmente adatto alle alte  prestazioni nello sport, l’attrezzo ha come dimensioni 450 mm, 20 mm.

L’azienda, (sul sito ufficiale) fa notare che i primi 20 acquirenti potranno avere la versione autografata dal Mister Claudio Filippi. Un altro valido motivo per acquistarlo.

Claudio Filippi with "Filippi Shield" and AIR-Body at The Bildenberg International Goalkeeping Conference

Posted by AIR-Body on Mercoledì 11 novembre 2015

The Filippi shield è al momento disponibile solo sullo store tedesco. Presto sarà disponibile anche su questo blog.