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Alex Brunner e Simone Scuffet, la didattica della parata a contrasto (terza parte)

Simone Scuffet terza parte

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Continua l’appuntamento con Alex Brunner e la didattica della parata a contrasto. La terza parte è disponibile, buona visione.

Guarda la prima parte

Guarda la seconda parte

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PARATA A CONTRASTO di Alex Brunner

Perché la parata a contrasto?

Io ci credo tantissimo. La scena di gioco è la seguente: l’avversario è nell’area di rigore a una distanza compresa tra i 4-6 metri dal portiere. Il controllo del pallone è impreciso, si allontana dal piede a una distanza compresa tra 1-2 metri. Vedere il portiere passivo, inerme, già sconfitto ancora prima che il palloni entri in porta o speranzoso che un avversario concluda a rete è qualcosa che io non accetto.
Sfruttando la forza generata dalla spinta delle gambe, la somma della lunghezza del corpo e delle braccia distese-parallele (mani verticali a spazzaneve), la parata a contrasto mi consente di attaccare e difendere lo spazio limitato dal portiere stesso. Un avversario che non ha il pallone vicino al piede concede la possibilità al portiere (anche se in ritardo) di attaccarlo nella “terra di nessuno”. Ci vuole coraggio, struttura fisica e tecnica. Tutto ciò si può allenare ogni giorno. Io ci provo.
Il segnale per attaccare che io chiamo semaforo verde e’ quando il pallone tramite un controllo impreciso dato dal piede, dal petto, dalla coscia e dalla testa dell’attaccante, viene orientato nella cosiddetta “terra di nessuno”. Vedo molti portieri che in situazioni analoghe intervengono tuffandosi con le gambe rivolte verso il pallone e sedere a terra. Questo modo di opporsi permette la copertura dello spazio in modo approssimativo.
Ripeto che nella parata a contrasto insisto molto, ci credo molto e pretendo che venga eseguita.

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