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Zenga, l’involuzione di Donnarumma e il futuro dei portieri Italiani

Walter Zenga

In una lunga intervista sulle pagine del corriere dello sport, Zenga analizza l’involuzione di Gianluigi Donnarumma, esplora il panorama dei portieri italiani all’estero e offre riflessioni sulla costruzione del gioco e l’importanza dell’adattamento.

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L’aumento degli infortuni nel calcio: il ruolo del portiere tra calendario fitto e fatica

Infortuni

Il calendario calcistico odierno è molto più congestionato rispetto al passato. I giocatori partecipano a numerose competizioni nazionali e internazionali, che li portano a disputare molte partite in un breve lasso di tempo. Questo aumento degli impegni contribuisce al sovraccarico fisico e mentale, causando un incremento degli infortuni nel calcio moderno.

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La A in mani straniere. Il declino dei portieri italiani, Zoff: una scuola in crisi

Manca la fascia media. Si lavora sui piedi e poco sulla tecnica. Di Carlos Passerini, Corriere della sera 17-07-2019

La serie A è in mano straniere. O meglio in guanti. Perché straniero sarà più di un portiere su due della prossima serie A. 11 titolari solventi. Poi, certo, il campo magari rimescolare era le carte. Per ora però i “campetti” sui giornali sportivi non mentono: più del 50%. Una statistica che suggerisce inevitabilmente una domanda: Dove sono finiti i numeri uno italiani? Oppure c’è una crisi di vocazione? Solo una questione di moda? Di esterofilia? Oppure c’è una crisi di vocazione? Un vuoto generazionale?

Dino Zoff non ha dubbi: “la scuola è in crisi. E la colpa è tutta del metodo di allenamento. Oggi si lavora molto sui piedi e poco sulla tecnica specifica del ruolo. Cosa serve che un portiere faccia ripartire bene l’azione se poi non azzecca un’uscita o non blocca un pallone che sia uno? La verità è che per anni abbiamo insegnato resto al mondo e ora siamo rimasti indietro”. Secondo l’ex numero uno il problema riguarda “soprattutto la classe media”. Non è un caso che per la porta della nazionale siamo coperti, e per un bel pezzo: Donnarumma 20 anni, Meret 22, Audero 22, Cragno 25, Plizzari 19. Il guaio è la base. “È sparita la figura del portiere affidabile, quello che magari non fa miracoli ma acchiappa tutto quello che si può acchiappare” chiude Zoff. Anche i dati storici dicono che qualcosa è successo, che qualcosa è cambiato. Nel 1995/1996 in A c’erano 18 italiani titolari su 18. Nel 2005/2006 16 su 20. Nel 2010/2011 12 su 20. La questione fu sollevata già da un altro grande numero uno, Walter Zenga, che in un’intervista alla gazzetta dello sport di qualche anno fa individuava però altre ragioni: “c’entrano selezione, crescita, tenacia. Ma anche la fiducia da parte degli allenatori e delle società”. Le quali, è storia nota, hanno spesso più convenienza nell’acquistare dall’estero. È così che si arriva 11 su 20. Elenchiamoli: il polacco Szczesny alla Juve, lo sloveno Handanovic all’Inter, lo spagnolo Pau Lopez alla Roma, l’albanese Strakosha alla Lazio, il polacco Dragowski alla Fiorentina, il romeno Radu al Genoa, l’argentino Musso all’Udinese, il polacco Skorupski al Bologna, l’albanese Berisha alla Spal, il finlandese Joronen al Brescia, il brasiliano Gabriel al Lecce. Dalla Polonia ben tre titolari. Il feeling fra i calciatori polacchi e il nostro torneo è ormai un’evidenza da anni, la novità è che ora importiamo anche i numeri uno. Ma non è questa l’unica curiosità. Colpisce anche il fatto che per i portieri che arrivano da oltreconfine adesso si investano parecchi soldi. La Roma ha pagato Pau Lopez quasi 30 milioni al Betis Siviglia. È il portiere più costoso della storia del club giallorosso, che sogna di ripetere l’affare Alisson, preso a 8 milioni nel 2016 e rivenduto a 72 nel 2018. Doveva essere però così anche un’estate fa con Olsen, rivelatosi poi un impiastro. Il Brescia di Cellino, fin qui estremamente cauto sul mercato, ha sborsato la bellezza di 5 milioni per Joronen: per una neo promossa solo un mucchio di quattrini. Siamo di fronte a una nuova bolla, dopo quella dei difensori?

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Luca Marchegiani: Chi fa il portiere? Io ho alzato la mano e ho cominciato così.

di Walter Veltroni (Corriere Dello Sport 21-10-2017)

Luca Marchegiani, come mai un bambino comincia a giocare da portiere invece che voler fare i gol?

«Giocavo tanto da solo da bambino, mi ricordo che nel cortile di casa mia calciavo il pallone contro il muro e poi lo paravo. Imitavo i servizi di “Novantesimo minuto” con una specie di telecronaca. Riproducevo gli highlights delle partite come si faceva una volta con le azioni : tiri e parate, tiri e gol. Fin da bambino mi buttavo a terra, paravo i tiri che mi facevo da solo. Poi un giorno, eravamo un gruppo di amici, siamo andati alla prima partita, tipo la “squadra di stoppa”, senza neanche un allenamento, e l’allenatore, il responsabile di questa squadretta, ha detto “Chi fa il portiere?”. Io ho alzato la mano e ho cominciato così. Non ho mai fatto un minuto di partita in un’altra posizione del campo. Ho sempre creduto che portieri si nasca: è una cosa che hai dentro, metterti lì in mezzo a quei pali. In quella posizione un po’ strana, che però dà tante soddisfazioni». Continua a leggere Luca Marchegiani: Chi fa il portiere? Io ho alzato la mano e ho cominciato così.

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IFFHS, è Neuer il miglior portiere del 2016. Buffon allunga il suo record

L’IFFHS (International Federation of Football History and Statistics) ha stilato come di consueto una classifica annuale per assegnare il primato al miglior portiere del 2016. E per il quarto anno consecutivo a vincere è stato Manuel Neuer, al primo posto con 151 punti. Secondo posto per Gigi Buffon (l’unico ad averne collezionato 5), con 91, mentre al terzo posto si è classificato Rui Patricio, campione d’Europa con il Portogallo. Dunque, dopo Bundesliga, Coppa di Germania e Supercoppa arriva una gioia personale per il portiere del Bayern Monaco. Il Capitano della Juventus e della Nazionale,  il quale detiene il record di presenze consecutive nei primi 10 classificati (da 17 anni, dal 1999 al 2015) in classifica, è secondo nella classifica generale con 4 vittorie. In basso la classifica del 2016 e quella generale.

[Fonte]

La classifica completa:

  1. Manuel Neuer (Germania/Bayern Munich): 156 punti
  2. Gianluigi Buffon (Italia/Juventus): 91
  3. Rui Patricio (Portogallo/Sporting): 50
  4. Claudio Bravo (Cile/Barcelona/City): 45
  5. David de Gea (Spagna/Manchester Utd): 37
  6. Jan Oblak (Slovenia/Atletico Madrid): 31
  7. Hugo Lloris (Francia/Tottenham): 29
  8. Keylor Navas (Costa Rica/Real Madrid): 18
  9. Thibaut Courtois (Belgio/Chelsea): 13
  10. Denis Onyango (Uganda/Mamelodi Sundowns): 5

Classifica Generale:

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  1. Iker Casillas (Spagna) 5
  2. Gianluigi Buffon (Italia), Manuel Neuer (Germania) 4
  3. Oliver Kahn, José Luis Chilavert (Paraguay), Walter Zenga (Italia) 3
  4. Peter Schmeichel 2 (Danimarca)
  5. Michel Preud’homme (Belgio), Andreas Köpke (Germania), Fabien Barthez (Francia), Petr Čech (Repubblica Ceca), Jean-Marie Pfaff (Belgio), Rinat Dasaev (Unione Sovietica) 1

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Buffon numero 1 del mondo

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Riportiamo il servizio redatto da Andrea Santoni, Antonio Barillà e Alessandro Vocalelli per il Corriere dello Sport su Gianluigi Buffon e l’evoluzione dei Numero 1, in data 17-09-2015.

Uno. Uno come Gigi. Uno che a 20 anni parava i rigori a Ronaldo con la maglia di Superman sotto quella da gioco. Uno che nel 2003 è stato giudicato miglior giocatore di quella Champions,pure persa in finale. Uno che nel 2006 è stato eletto miglior portiere del mondo e vice Pallone d’oro, alle spalle di Cannavaro, con lui eroe a Berlino; uno come Gigi, costantemente ai primi posti nelle classifiche internazlonali di rendimento del ruolo da almeno tre lustri. Uno come lui, che martedì sera, a 37 anni, al City of Manchester stadium, ora conosciuto come Etihad, ha fatto ancora una volta lo stravedi prendendo letteralmente per mano la sua Juve, con le sue grandi estremità, piedi compresi, e tirandola fuori da una strana crisi di crescita, strappando stupore e ammirazione continentali. Insomma uno cosl non può essere che un numero uno, anzi il numero uno.

Tripla cifra. Dunque eccoci a celebrare un mito, giocante per altro; e come gioca, bisogna aggiungere. Diciamo che questa estate che muore, e questa stagione nuova che decolla, hanno trovato un Buffon di grazia. Impermeabile alle difficoltà juventino ma anche azzurre, il fuoriclasse bianconero ha lenuto la barra dritta come direbbe egli stesso.
Conta la vita privata in tutto questo? Come per ognuno di noi. E come per tutti certe vicende sono sempre complesse e delicate. Concentriamoci allora su quello che sta producendo l’ennesima primavera del nomo campione. A Palermo un paio di settimane fa, Gigi ha toccato quota 150 presenze in Nazionale, record destinato a durare a lungo perché di sicuro sarà incrementato.

I suoi primi 40 anni. L’obiettivo di Buffon è arrivare a 40 anni da portiere protagonista. Vorrebbe dire mondiale 2018. Sarebbe un primato straordinario per uno che, nel 2010, propio nel torneo iridato, ha rischiato la sua carriera per un complicato problema alla colonna vertebrale. Rimettersi in moto non fu semplice e la piena ripresa avvenne con lentezza, tanto che non erano pochi nell’ambiente a darlo ormai sul viale del tramonto. Chiedete a Sterling, a Silva, chiedete a quel fenomeno monumentale di Yaya Touré se stiamo parlando di un vecchio arnese. Perché se c’è un ruolo che non perdona gli anni che passano è proprio quello del portiere. Siccome le parate singole quelle sono capace di farle anche altri, lui si è messo a far e doppie: è successo col Chievo e appunto a Manchester, dove Gigi è stato strepitoso nel momento chiave del match: avesse raddoppiato il City, ora staremmo a raccontare un’altra storia. Invece la Juve ha ripreso il discorso europeo da… Vice campione del Europa otto, ovvero con forza morale caparbietà. Anzi, vogliamo dirla con le parole del capitano, dette a caldo e il giorno dopo? “Attenzione, sagacia tattica, rabbia, bravura, ho un briciolo di fortuna, umiltà, generosità, classe ci hanno regalato una serata da urlo!”. Lui parlava della Juve, gruppo in costruzione come ricordato a Manchester, noi possiamo transitare il giudizio sulla sua prestazione, quella di Buffon, “il migliore della storia” ha detto con il suo stile asciutto Allegri, ancora stordito dalle emozioni inglesi. Ieri Gigi ho dedicato vittoria (e prestazioni) a babbo Adriano, nel giorno del suo 70º compleanno (viva). Lasciamo stare il tempo che passa (lasciamolo cantare a Lou Reed), guardiamo a quello che sta arrivando. E allora, numeri alla mano, possiamo augurare a Gigi di arrivare in questa stagione almeno a quota 100 partite in Champions, l’unico trofeo che gli manca: vorrebbe dire centrare la semifinale. E, dopo, siccome hai Buffon, puoi pensare anche di aggiungere un uno…

Andrea Santoni

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Da Jascin a Zamora quante leggende

Fascino, solitudine, un pizzico di follia. Quello del portiere, sin dall’epopea dei pionieri, È stato sempre un ruolo speciale, il volo capace di accendere la fantasia quanto un gol. Gigi Buffon ha attraversato vent’anni di calcio sempre altissimi livelli, eroe nel debutto quando ragazzino fermò il Milan, eroe ancora due sere fa a Manchester: qualche abbaglio, qualche ritaglio buio, ma in assoluto applausi e magie. Numero uno di sempre, nella nostra classifica, nonostante la difficoltà di scegliere tra interprete di straordinari e limite di averne apprezzati alcuni solo attraverso leggende tramandate.

Gigi, lassù contemporaneità e patriottismo centrano appena, e poi subito Lev Jashin, L’unico portiere mai premiato con il pallone d’oro, bandiera della Dinamo Mosca e dell’ URSS del dopoguerra agli anni 70, felino nei guizzi e vellutato nel tocco, “gioca a pallone meglio di me” sì complimentò Sandro Mazzola, ipnotizzatore di rigoristi come svelano i 150 penalty sventati. Completa il podio Ricardo Zamora, simbolo della Spagna dal 1916 al 1938. Restano immagini sgranate, primi piani con il maglione a collo alto tuffi plastici con il berrettone incollato alla testa, e la fiaba di un match contro l’Inghilterra in cui parò tutto pur avendo lo sterno rotto: lo chiamavano il Divino oppure, molti anni dopo il ritiro, il Pelè dei portieri, e lui replicava calmo che in realtà era Pelè lo Zamora degli attaccanti. In fondo, O’Rey era arrivato più tardi…

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Secolo. Quarto posto a Gordon Banks, angelo tra i pali inglesi dal 1955 al 1978, protagonista dell’unico mondiale vinto dagli inventori del calcio, tempestivo nelle uscite e guizzante nello specchio, autore della parata del secolo su Pelè È il 7 giugno del 1970 a Guadalajara: cross di Jairzinho, incornata possente da un passo, rimbalzo traditore riflesso incredibile. O’Rey lo sguardo stupito: “Non è possibile quello che hai fatto…”. Poteva fare ancora di più, ma un incidente d’auto, causando i problemi di vista, niente poi il declino. È sempre un incidente d’auto interruppe la carriera di Sepp Maier, estremo del Bayer Monaco dal 1962 al 1979, quattro mondiali disputati con la Germania Ovest.

Record. Dino Zoff, una vita tra i pali: dal 1961 al 1983, è un monumento, vinto tutto con la Juventus la nazionale. Nell’immaginario rimangono due fotogrammi del mondiale 1982, la paratona su Oscar che salvò l’impresa contro il Brasile e la coppa sollevata, quarantenne a Berlino. Asciutto, essenziale: poco spettacolare per il ruolo, ma solo perché piazzamento E scatto facevano apparire banale anche l’intervento più difficile. Segue Peter Schmeichel, protagonista dal 1981 al 2003, stella del Manchester United e della Danimarca di cui conserva il record di presenze: catturava palloni e altri ne scaraventava in porte altrui, sì, portiere goleador, tra i primi a utilizzare il lancio non per spazzare ma per impostare l’azione.

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Muro. Il tramonto di Benks avviò il ciclo di Peter Shilton, inglese che gioco dal 1966 al 1997: fu lui a subire la mano de Dios da Diego Armando Maradona mondiale messicano. La nostra top ten si completa con Rinat Dasaev, la cortina d’acciaio, leggenda russa che smarrì dopo il passaggio a Siviglia, e Manuel Neur, muro tedesco di oggi, ma tanti altri portieri restano fuori per un soffio: i suoi antenati Schumacher è Kahn, il cecoslovacco Planicka, l’irlandese Jannings, i nostri Combi e Zenga, lo spagnolo Casillas e il ceco Cech, i belgi Pfaff e Preud’Homme… eroi del pallone che gol non li fanno, ma lievitano. Con l’eccezione del paraguaiano Chilavert: figura tra i grandissimi di sempre, ma lui di gol ne ha fatti 52.

Vent’anni di magie sempre il migliore

Le sue parate non si dimenticano: rimane ogni volta negli occhi la bellezza di un gesto atletico. Buffon ha la capacità di sorprendere chi lo serva da vent’anni e di superare spesso anche l’immaginazione di un tifoso. Istinto forza muscolare, un talento sublime. Gigi riesce a mettere la mano e ad allungare un braccio quando nessuno lo ritiene possibile. Hai il potere, 37 anni, di fare la differenza con una continuità impressionante. E di sicuro, ormai, a tutto il diritto di essere considerato il portiere più forte dell’ultimo mezzo secolo. Più decisive più completo persino di un mito come Dino Zoff. E la sfida potrebbe allargarsi scivolare anche indietro nel tempo, a due colossi come Ricardo Zamora e Lev Jascin. Campioni fenomenalI che però abbiamo conosciuto soltanto attraverso qualche fotogramma in bianco e nero, grazie immagini di archivio. Giganti tra i pali, ma anche per la loro struttura fisica: lo spagnolo, che giocò 46 partite nazionali restando in battuto per 21 volte, era alto 1 m 96, mentre l’ex simbolo dell’URSS era più basso di 7 cm. Zamora e Jascin hanno lasciato un’impronta eterna, ma è anche vero che quel calcio è ancora a dimensione d’uomo, e a misura d’uomo, perché gli attaccanti non erano i colossi di oggi. Senza contare poi lo evoluzione del calcio e regole che hanno aumentato le difficoltà di questo ruolo: oggi il portiere usa i piedi con maggiore frequenza, deve gestire situazioni rischiose, è fondamentale anche nei disimpegni in tante occasioni fa ripartire l’azione come facevano i liberi di tanto tempo fa. Un fallo non è solo un rigore. È anche una conseguente espulsione. Buffon è il portiere perfetto. Non hai indovinato qualche stagione. È diverso: lui non ha mai tradito. E dal 1995, quando esordì in A con il Parma, in occasione della sfida con il Milan, il bilancio di ogni sua stagione ha fatto registrare un segno positivo. Somma di valori tecnici e longevità: ecco perché Buffon può essere posizionato, in questa classifica virtuale, addirittura davanti a Zoff, che pure resta un mito. E una spiegazione c’è, senza nulla togliere al grandissimo Dino, che ha fatto scuola rimane un modello speciale per i giocatori appassionati di calcio. Buffon, però ha scandito questi 20 anni in modo maestoso, raggiungendo la stabilità di rendimento superiore continuando ad arrivare con l’esplosività dove Zoff, negli ultimi anni arrivava con l’esperienza. Affermato tanti campioni da Ronaldo a Batistuta, da Shevchenko a Totti, tanto per citare qualche nome. La sua arte è stupire. Difficile dimenticare la doppia parata di martedì sera a Manchester contro il City. Oppure il miracoloso su Zidane nella finale del mondiale del 2006. È legittimo pensare che oggi, e non calcio con le stesse in side, Buffon potrebbe essere preferito anche a Zamora e a Jascin, L’unico portiere di aver ricevuto il pallone d’oro (nel 1963). Già, il pallone d’oro: un premio che Buffon avrebbe meritato nel 2006 anche più di Cannavaro (capitano di quella fantastica nazionale di Lippi), dopo il trionfo di Berlino. E quell’estate, in fondo, è ancora oggi una perfetta chiave di lettura per capire apprezzare ogni sfumatura di Buffon. Non solo il portiere dei miracoli, ma anche l’uomo che si fa guidare dai sentimenti. Lui, a differenza di altri campioni di quella Juve, lui pallone d’oro virtuale, accetto di scendere in serie B per rispettare l’amore per una maglia. Senza rimpianti per i soldi, per un ingaggio più ricco che tutti, in Italia e nel mondo, sarebbero stati disposti a offrirgli. La lezione di Buffon non è solo legata alle sue parate: e arrivata, in questi vent’anni, anche fuori dal campo.

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Intervista a Marco Onorati: Come ti alleni giochi!

Cliccka per vedere l'intervista
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Il blog ha intervistato l’allenatore dei portieri del Catania, Marco Onorati. Un ringraziamento al mister per la sua disponibilità. Tanti i temi trattati durante la nostra chiaccherata, tra cui le ultime dichiarazioni di Alberto Fontana, il nuovo corso per allenatori dei portieri, il lavoro svolto dall’ APPORT e del Mister Walter Zenga. Per la prima volta in assoluto, l’intervista è stata registrata in video.

Testo:

Il calcio è evoluto. Specialmente per quanto riguarda il ruolo del portiere. Inanzitutto perchè le azioni sono più veloci rispetto a prima e quindi ci sono molti più contropiedi e poi per il portiere, si gioca molto di più con i piedi e quindi c’è più collaborazione con il reparto difensivo. Quando i difensori si trovano in difficoltà, si appoggiano al portiere e il portiere deve essere bravo a mistare la palla calciandola o mandarla dalla parte opposta. Continua a leggere Intervista a Marco Onorati: Come ti alleni giochi!