L’ A.S. Masseroni Marchese 1948 è una delle società sportive più importanti e gloriose di Milano. Figura come scuola calcio affiliata alla Juventus (Juventus Academy)
La Masseroni Marchese affonda le sue radici nel lontano 1948. Erano gli anni difficili di un’Italia appena uscita a pezzi dalla guerra ed ancora ben lontana dal boom economico. Tuttavia in questo difficile contesto, Carlo Masseroni, allora presidente dell’Internazionale F.C., fondò la Società che ancor oggi porta il suo nome. Verso la fine degli anni ’90 e con l’inizio del Nuovo Millennio, dopo alcuni cambiamenti di sede a causa della costruzione del nuovo polo fieristico, vi é stato il rilancio della Masseroni Marchese, con la progettazione e la realizzazione del centro sportivo G. Catozzi. Continua a leggere A Milano la scuola di tecnica del portiere
Nel mondo del calcio, ogni ruolo ha la sua importanza, ma ce n’è uno che, forse più di tutti, richiede occhio clinico, intuizione e una comprensione profonda delle dinamiche di gioco: quello del portiere.
La Samp ci veniva a prendere, è stato conveniente provare il lancio; bravi Leao e Maignan – Stefano Pioli nel post partita di Milan-Sampdoria [Fonte La gazzetta dello sport 14-02-2022]
Se alle olimpiadi abbiamo battuto ogni record, il merito non è soltanto degli atleti ma anche degli allenatori. Spesso nell’ombra, i maestri giocano un ruolo determinante soprattutto come educatori.
di Andrea Schianchi (Corriere dello sport 23.05-2021)
Il calcio di rigore ha ispirato scrittori e deciso mondiali liberando la fantasia.
Il poeta spagnolo Canino José Cela lo ha definito «fa pena di morte del i calcio. Lo scrittore Osvaldo Soriano ci imbasti sopra una delle più belle storie di letteratura legate al pallone “iI rigore più lungo del mondo”. Un tiro che dura una settimana intera, perché il tremendo arbitro Herminio Silva sospende la partita, e alla fine quando il gioco riprende, El Cato Diaz, portiere dell’Estrella Polar, para la conclusione dell’attaccante ed è come se avesse estratto la pallina vincente della lotteria.
Irlanda del Nord, precisamente a Milford, tra il 1885 e il 1890. William Mc Crum, figlio di un imprenditore milionario è studente modello a Dublino presso il Trinity College, si divertiva a giocare a calcio al Milford Everton con il ruolo di portiere. Non era contento però dell’irruenza dei suoi compagni nella sua area di rigore, comportamento utilizzato per evitare la segnatura. Anziché esserne felice si lamentò e studiò un modo per porre rimedio a queste scorrettezze.
Nasce così il tiro “libero”, sanzione che si applicava per un intervento scorretto accaduto in area di rigore se compiuto dal giocatore difendente. L’idea di Mc Crum venne accolta con molte perplessità, e per poi raggiungere l’ok dai membri dell’International board il 2 giugno 1891 in un albergo di Glasgow. Da quel momento in poi fu introdotta ufficialmente la regola del calcio di rigore. Il primo tiro dal dischetto E venne ufficialmente calciato il 14 settembre 1891 a Wolverhampton in una partita tra i locali Wanderers e l’Accrington Stanley. Da quel momento in poi il calcio di rigore è una regola fissa del calcio mondiale.a tale regola a suscitato in noi emozioni forti e scosso le nostre memorie. Carlos Vidal fu il primo a calciare il primo rigore a un mondiale: era il 19 luglio 1930.il calciatore lo sbaglio, fu parato dal portiere e francese Alexis Thèpot che la stampa nazionale definì un eroe nonostante la sconfitta. La prima marcatura su calcio di rigore durante la massima competizione, avvenne nello stesso mondiale E nello stesso giorno dal messicano Manuel Rosas. Gli argentini invece, ricorderanno certamente i tre rigori sbagliati da Martin Palermo e nella stessa partita il 4 luglio 1999. Dopo la partita, il calciatore argentino ebbe il coraggio di dire: “se ci fosse stato un quarto rigore, avrei calciato anche quello“. Ci sono stati poi quelli che hanno calciato dal dischetto con la spensieratezza dei ragazzini.come non dimenticare Francesco Totti che nella semifinale dell’europeo del 2000 contro l’Olanda, incamminandosi verso il dischetto dice ad un compagno: “Mo’ je faccio er cucchiaio!”. E così fece, goal e Van Der Sar ipnotizzato. L’idea era venuta, 24 anni prima ad Antonin Panenka che in quel modo beffò Sepp Maier e regalò alla Cecoslovacchia il titolo europeo. Lo sguardo del portiere tedesco, tra lo stordito e l’arrabbiato, resta una delle immagini simboliche di chi si sente vittima di una beffa.
Ci sono stati momenti in cui però, i portieri si sono presi le loro rivincita andando loro stessi sul dischetto di rigore. I più anziani ricorderanno Sentimenti IV, che nella sua carriera segno cinque rigori di cui uno a suo fratello Arnaldo. In Sudamerica precisamente in Brasile, tutti ricorderanno Rogério Ceni, che con il San Paolo ha realizzato la bellezza di 69 rigori. Come non dimenticare Chilavert, che al contrario di Martin Palermo, né segno tre in una sola partita. Renè Higuita, che di fronte al collega avversario cominciava con le smorfie, le finte, i saltelli e tutte quelle bizzarrie che lo hanno reso famoso. Ad ogni modo non esiste un modo perfetto per calciare un calcio di rigore, persino gli esperti informatici non hanno trovato una soluzione. Li hanno sbagliati migliori al mondo da Maradona Pelé, e li hanno segnati sconosciuti su cui nessuno avrebbe scommesso un soldo. Forse perché più che la tecnica e lo stile conta il cervello.
La gestione del pallone con i piedi per il portiere ha sempre rappresentato e tuttora rappresenta, una specifica del ruolo in continua evoluzione. Il primo grande cambiamento risale al 1992 con l’introduzione della regola che, su di un retropassaggio effettuato con il piede da parte di un compagno, nega al portiere la possibilità di impossessarsi del pallone con le mani. Da quel momento, tutto è cambiato.
Luca Marchegiani, spiega senza particolari giri di parole, quanto questa novità regolamentare ha rappresentato un vero e proprio shock per i portieri del tempo: “Per me è stato drammatico! Non ho mai avuto la giusta attitudine al gioco con i piedi. Nella mia vita, è stata la prima volta che ho calciato una rimessa dal fondo.” È evidente come la prestazione dei numeri uno e di conseguenza anche le proposte di allenamento si modificarono per far fronte a questo grande cambiamento.
La preparazione delle partite attraverso lo studio degli avversari è un aspetto che da decenni caratterizza le settimane di lavoro dei portieri e dei loro allenatori. Da questa analisi infatti, si possono trarre informazioni utili dalle quali costruire esercitazioni specifiche per la settimana di preparazione alla partita oltre che realizzare una presentazione video da poter condividere con il gruppo portieri prima della gara. In passato quando non vi era la possibilità di procurarsi video perché inesistenti, l’analisi veniva spesso svolta spontaneamente dai portieri, i quali utilizzando riviste come “Il Calcio Illustrato” o “Il Guerin Sportivo”, si annotavano tutte le possibili informazioni che potevano essergli utili nel corso della stagione. Questa sorta di archivio personale veniva realizzato settimanalmente leggendo i tabellini e le varie informazioni che mettevano in evidenza le caratteristiche dei calciatori, tra le quali rigori e calci di punizione. I portieri si trovavano così ad avere un proprio database che sfogliavano durante la settimana precedente il match, andando quindi a verificare se per caso nella distinta avversaria fosse presente qualche giocatore da loro annotato. Con il passare del tempo le cose sono notevolmente cambiate. Oggi infatti, questo compito non è più svolto esclusivamente dai portieri, ma anche dai rispettivi allenatori di portieri che già intorno agli anni ’80 e ’90 iniziarono ad analizzare le prime immagini attraverso VHS per poi passare all’utilizzo dei DVD fino ad arrivare negli anni duemila “l’era digitale”, quindi all’utilizzo di piattaforme come ad esempio Wyscout . Queste piattaforme per coloro che ne sono in possesso consentono un rapido accesso ad immagini video permettendo un più pratico approccio al lavoro rispetto al passato.