“Portiere di riserva” racconta la storia di Alberto Maria detto “Jimmy” Fontana, ma non è il classico testo celebrativo volto a descrivere un bello del calcio, ricco e famoso con quel tanto di dannato che arricchisce la figura. Marco Mathieu non segue le regole del mix perfetto per vendere e trasformare il libro in un best seller, ma racconta il sogno di un ragazzino normale e la sua ambizione di diventare un calciatore, o meglio un portiere con il Torino nel cuore.
“Da bambino mi piaceva buttarmi per terra. Forse era il segno di quella che amo chiamare la vocazione del portiere. Non calciatore, portiere. Perché giocare in porta è tutta un’altra storia”
1. D: Con le tue dichiarazioni hai creato un gran trambusto. E’ vero quello che hai dichiarato? Spiegaci cosa vuoi dire con le tue affermazioni.. Ti riferisci al settore professionistico o dilettantistico? Ai settori giovanili?
Trovo che il calcio negli ultimi 20 anni abbia richiesto al portiere grandi cambiamenti tra cui l’uso dei piedi,con la partecipazione attiva alle azioni,in maniera molto superiore al passato. Ma è la fisicità dei giocatori e i nuovi palloni che negli ultimi10 anni hanno portato un ulteriore e profondo cambiamento; c’e meno tempo per eseguire un intervento,perchè il pallone va più forte di quasi un 25 per 100.Un portiere che era bravo a muoversi nella porta con i famosi ‘passettini’ era in grado di poter essere a buoni livelli, ora questo non è più possibile, perchè il portiere non ha più questi tempi e spesso deve essere in grado di partire da fermo o al max con un passo ed è in allenamento che bisogna entrare in questa mentalità e abbandonare il passato. Io ho avuto la fortuna di incontrare dopo i 30 anni grandi preparatori che mi hanno allungato la carriera, Di Fusco, Castellini , Di Iorio , Coccia ect…. che nella testa hanno il futuro. Ma troppi con cui ho parlato hanno nel repertorio, ‘ai miei tempi’ e questi sono un grande problema per i giovani.
2. D: Raccontaci la tua esperienza con gli altri allenatori dei portieri. Hai attraversato un ventennio come atleta, hai osservato i cambiamenti, li hai vissuti..
Si, netti. Chi ha capito il futuro e chi ancora crede che siamo i più bravi e non cambia un allenamento e propone quello che faceva lui quando giocava,e questo per un giovane è un grande problema. Se 5 delle grandi squadre hanno stranieri non è per fare un dispetto, ma evidentemente in questo calcio l’atleticità espressa da altre nazioni rende di più.
3. D: Lo sai che il presidente dell’APPORT (associazione preparatori dei portieri) ti ha risposto pubblicamente sul loro sito? Hai qualcosa da dire?
Credo che ora, dopo aver letto questa intervista avranno più risposte e starà a loro pensare se sono stato utile oppure ho detto delle stupidaggini.
4. D: Perchè un portiere che ha totalizzato tutte queste presenze in serie a, che ha il record come secondo giocatore più vecchio di tutti i tempi in serie a (Ballotta ha il record) , un atleta che ha nel curriculum club come l’inter, napoli e palermo, suscita una reazione difensiva invece che costruttiva e di confronto?
Questo non lo so, io ho cercato solo di dire il mio parere. Dire che in una categoria ci sono grandi preparatori,ma aimé anche molti non al passo con i tempi, non vuol dire che la categoria non è all’altezza, ma che come in tutti i lavori ci sono i più e i meno bravi,ma se i meno bravi li incontra un giovane possono fare grandi danni…..
5. D: Cosa intendi per correre dietro al pallone?
Se il pallone va ad una velocità non elevata,puoi fare 2 o 3 passi prima di compiere l’intervento,ma ora il pallone è difficile che vada piano.
6. D: Cosa intendi per da fermo?
Caricare e partire da fermo, o al max con un passo,ed essere in grado di arrivare al palo,è questa la fisicità del futuro.
7. D: Se non sbaglio, tu facevi un riscaldamento pre-gara breve. Perchè? Cosa pensi del riscaldamento pre-gara?
Il pre gara è molto personale, c’e chi trova la concentrazione dopo 100esercizi o chi ne fa 3 ed è pronto e i grandi preparatori ti possono suggerire un qualcosa in più, ma mai imporre o alterare la maniera con cui ti prepari, il dialogo durante la settimana aiuta a crescere. Quello bravo allena te,non il suo ego.
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8. D: E’ vero che ti chiamano Jimmy per via dello stesso cognome del cantante? Se non è vero allora perchè?
Vero, per il cantante. Alberto è troppo articolato e in campo non veniva, bene, meglio uno più corto o veloce e jimmy lo è. Mi ci sono affezionato da subito.
9. D: Hai smesso di giocare all’età di 41 anni e 297 giorni, perchè non ti andava più o ci sono altri motivi? Ho letto ai tempi di Palermo che il giorno ti svegliavi e non vedevi l’ora di essere in campo ad allenarti. Ti ritenevi un eterno bambino..
Quando non sei più un ragazzino, deve subentrare dentro di te una sfida o qualcosa dove ti senti debitore verso un allenatore o dirigente, così oltre al piacere di giocar e guadagnare, perché è giusto non essere ipocriti, prendi un impegno e non vuoi deludere nessuno, te per primo.
10. D: Hai mai utilizzato attrezzature particolari in allenamento, come gli air body, lo spara palloni, palloni leggeri o con rimbalzo particolare?
Si, li ho usati e possono essere un buon completamento,ma niente di più.
11. D: Cosa pensi che dovrebbero fare gli allenatori dei portieri, oggi.
Guardare le grandi doti atletiche dei più bravi e capire che se non salti….e molto, non puoi più stare a certi livelli, senza queste doti e magari un’altezza vicino al metro e novanta non si può più entrare in certe squadre di alto livello.
12. D: E i giovani atleti?
Imparare dalle basi, dove ancora i ‘passettini’ hanno un senso e vivere il ruolo con gioia cercando sempre di copiare i movimenti dei più bravi.
13. D: Hai qualche consiglio anche per i giovani allenatori dei portieri? Per quelli che lavorano nelle scuole calcio e nei settori giovanili?
Date gioia ai vostri allievi,è un ruolo dove da ragazzini ci si deve divertire, solo verso i 16 17 18 anni quando lo sviluppo è finito che si può capire se un’atleta ha i mezzi per poter diventare un professionista e a che livello.
Raffaele Di Fusco, eterno portiere di riserva, nel Napoli è riuscito a vincere tutto nell’era di Maradona. “Giocavo solo se si faceva male il titolare ma bastava per avere un nuovo ingaggio”.
Il blog ha intervistato l’allenatore dei portieri del Catania, Marco Onorati. Un ringraziamento al mister per la sua disponibilità. Tanti i temi trattati durante la nostra chiaccherata, tra cui le ultime dichiarazioni di Alberto Fontana, il nuovo corso per allenatori dei portieri, il lavoro svolto dall’ APPORT e del Mister Walter Zenga. Per la prima volta in assoluto, l’intervista è stata registrata in video.
Testo:
Il calcio è evoluto. Specialmente per quanto riguarda il ruolo del portiere. Inanzitutto perchè le azioni sono più veloci rispetto a prima e quindi ci sono molti più contropiedi e poi per il portiere, si gioca molto di più con i piedi e quindi c’è più collaborazione con il reparto difensivo. Quando i difensori si trovano in difficoltà, si appoggiano al portiere e il portiere deve essere bravo a mistare la palla calciandola o mandarla dalla parte opposta. Continua a leggere Intervista a Marco Onorati: Come ti alleni giochi!
In queste ore, le dichiarazioni di Alberto Fontana, stanno scatenando una serie di dibattiti che purtroppo non sono visibili a tutti. Il blog ha raggiunto l’ex portiere telefonicamente, credendo che il pensiero (o la critica) di una persona debba essere presa in cosiderazione, perchè a volte le critiche possono essere costruttive. Non vogliamo difendere nessuno o attaccare nessuno, vogliamo dare la possibilità di esprimere le proprie opinioni. Non possiamo dire cosa ci ha detto Alberto, vuole farlo personalmente qui sul blog. Possiamo anticiparvi che in tutte le cose della vita, ci sono persone capaci e altre non capaci. Spesso da 100 parole ne vengono estrapolate solo 10, per questo motivo Alberto Fontana interverrà per esprimere la sua critica.
A Palermo24.net, Jimmy Fontana (intervistato per la partita Napoli-Palermo), alla domanda sulla scuola dei portieri:
Si parla di una scuola italiana dei portieri in crisi però Sirigu, Marchetti, Mirante e altri dimostrano che non è così…
“Il futuro del portiere è l’atleta che salta. Il problema dei portieri sono i preparatori che sono rimasti agli anni ottanta, fanno correre dietro al pallone. Il portiere di ora se non vede da fermo non può giocare a certi livelli. Il problema è tutto nei preparatori che sono rimasti ai loro tempi e non tutti sono intelligenti a capire che il pallone va più forte e il calcio è cambiato. Io sono stato fortunato perché soprattutto a fine carriera ho incontrato gente a fine carriera che ha capito che questo ruolo è cambiato“.