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Durante la trasmissione radio “Radio Gaol” su Kiss Kiss, sono intervenuti l’ex CT della nazionale Dino Zoff e l’allenatore dei portieri del Parma Luca Bucci. L’argomento? La vocazione del portiere.
Dino Zoff: “Ai miei tempi non c’era la Tv e il fatto di essere diventato portiere quasi è stata una vocazione. Quando avevo 4-5 anni ero lo “scemo del villaggio”, mi lanciavo a terra anche con i vestiti nuovi. Ai miei tempi, chi giocava in serie C era considerato un fenomeno e immaginiamoci arrivare in nazionale. Oggi con la tv e l’informazione che c’è, è molto più semplice. Il portiere è un ruolo di responsabilità. Si preferisce un altro ruolo perché chi sta tra i pali ha un carico di responsabilità importante. Io matto nel mio ruolo? I portieri di prima erano considerati così, ma io ho dato una svolta. Ero consapevole che riprendere i mie difensori non era giusto anche perché non volevo essere ripreso io in caso di errori. Mi facevo sentire, ma solo per dare consigli. La parata che ricordo? La parata contro il Brasile su Oscar è stata la più importante, quella che ricordo più volentieri. Chi va in campo sente la tensione sempre, anche se si è un portiere navigato. Molte volte si può incappare in qualche errore. La mia carriera? Mi sentivo bravo, ma in un periodo iniziale all’Udinese, dove ricevevo tante critiche, ho pensato che se non fosse andata potevo tornare anche a lavorare. Il rapporto con il dodicesimo? Per me deve giocare il più forte. Non ho mai fatto classiche ma lo sport è questo”.
Luca Bucci: “Perché si sceglie il ruolo di portiere? È una specie di vocazione. Lo avverti e ti piace da bambino, io volevo giocare in porta e son stato fortunato a realizzare il mio sogno. Una passione nata con me, con la mia passione per il calcio. Un momento della carriera nel mio cuore? Tanti. Gioie e dolori, ovvio, tutte le vittorie, la partecipazione al mondiale. Volentieri ricordo anche le cose negative perché tutto mi ha fatto crescere e maturare. Mirante in nazionale? Sono preparatore dei portieri del Parma, dal 2009. Per le qualità atletiche e tecniche dico che meriterebbe proprio la convocazione. Ovvio che i tecnici preposti fanno le loro scelte con altri portieri validi sicuramente. Comunque Antonio può far parte benissimo della rosa azzurra e mi auguro vi entri in pianta stabile, perché ne ha la stoffa. È sereno e pacato anche in campo, o forse dà questa impressione. Ad Antonio chiedo, e credo sia importante, la cattiveria sportiva. Non vuol dire far sceneggiate, ma auspico che migliori nel suo atteggiamento con più aggressività. Il mio rapporto col fumo? Prima fumavo, ora ho smesso, prima mi piaceva una sigaretta soprattutto dopo le partite o le attività sportive.”